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un emblema della cultura
americana degli anni Sessanta e Settanta. Pittore,
fotografo, cineasta, scrittore (filosofo e sociologo),
promoter di gruppi musicali e teatrali, editore,
animatore della vita mondana newyorkese, ma soprattutto
grande comunicatore, Warhol creando la Factory inventò
la corporation dell’ artista, il sistema di lavoro della
collaboration .
Il Chiostro del Bramante
gli rende adesso omaggio con una grande mostra, curata
da Gianni Mercurio e realizzata in collaborazione con
The Andy Warhol Museum di Pittsburgh, per celebrare i
dieci anni dell’attività espositiva, che iniziò appunto
nel 1996 con la mostra “Andy Warhol, Viaggio in Italia”,
una selezione di opere provenienti esclusivamente da
collezioni italiane.
Dietro la facciata delle
immagini e dietro la superficie della pittura, Warhol
afferma un'estetica basata sul rapporto vita-
arte-morte, come viatico sotteso ad un’instancabile
ricerca di appagamento esistenziale, potremmo dire alla
ricerca della felicità, come emerge dalla lettura e
dall’analisi delle sue opere filosofiche, cioè i libri,
tra i quali possiamo citare “The Philosophy”, “From A to
B”, “America”. E’ questo aspetto poco noto di Warhol che
questa mostra intende approfondire, attraverso una
retrospettiva di opere importanti (circa 100 dipinti),
sorretta da un apparato documentario costituito di
filmati, fotografie, raccolte della famosa rivista
Interview, documenti in parte inediti provenienti dagli
archivi sterminati del Warhol Museum. Un ampio apparato
filologico che consente di meglio avvicinare la
complessa personalità dell'artista di Pittsburgh
scomparso all'età di 59 anni nel 1987. Quanta basta per
comprendere che " Andy Warhol … about happiness" si
qualifica come una delle più originali e complete
rassegne a lui dedicate, resa tra l'altro possibile
grazie alla partecipazione di importanti collezioni e
istituzioni pubbliche europee e americane, oltre al già
citato The Warhol Museum di Pittsburgh e a The Andy
Warhol Foundation di New York.
I
temi fondanti l'estetica di Warhol sono affrontati
attraverso opere tra le più rappresentative. L'ampio
ventaglio delle icone warholiane è largamente
rappresentato:
– mito
bellezza-successo-potere (ritratti di Marilyn, Liz
Taylor, Elvis Presley, Jaqueline Kennedy, Mao);
– consumismo (Campbell's
Soup, Brillo Box, Dollar Sign);
– advertising, la
ripetizione seriale dell'immagine, i simboli tragici di
catastrofi e morte (Suicide, Electric Chair, Vesuvio,
incidenti stradali);
– ritratti di artisti,
dealers, stilisti, amici, personaggi del jet set, dalla
social life, all’underground. Volti noti tra cui Leo
Castelli, Ileana Sonnabend, Keith Haring, Robert
Mappelthorpe, Yves Saint-Laurent, Giorgio Armani,
Caroline di Monaco, Gianni Agnelli, Dennis Hopper, Jane
Fonda, Grace Jones e molti altri;
– attraversamento di
un'arte di matrice astratta (Camouflage, Shadows);
– Collaborations con
Jean-Michel Basquiat e Francesco Clemente;
The Last Supper, l’ultima
serie di opere della sua vita presentate un mese prima
della sua morte intorno a cui sarà costruita nella
mostra una sezione sul tema “Warhol e la religione e la
spiritualità”.
L'ampia rassegna
fotografica dedicata all'artista raccoglie immagini di
Peter Beard, Ronnie Cutrone, Fred W. McDarrah,
Christopher Makos, Billy Name, Gerard Malanga, Patrick
Mc Mullan, Tsen Kwong Chi, Mario Schifano, David McCabe,
Victor Bokris, Anton Perich, Maripol, Maria Mulas, Edo
Bertoglio. Non mancano ovviamente foto realizzate dallo
stesso Warhol.
Tra i materiali filmati,
una scelta di brani tratti da Andy Warhol TV e Factory
Diaries, estratti dai suoi films, Screen Tests.
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