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le figure di G.L. Bernini, F. Borromini e Pietro da
Cortona incentrando l’interesse sulla città papale
durante i pontificati di Urbano VIII Barberini (1623),
Innocenzo X Pamphilj (1644) ed Alessandro VII Chigi
(1655).
Il secolo in questione rappresento’ una fase di crisi e
di marginalizzazione dello Stato pontificio che vide
però proprio nel Barocco, un linguaggio innovativo in
grado di soddisfare il bisogno di “ostentare” potere e
di concretizzare il vanto ed il primato di Roma in un
momento difficile sotto un profilo socio-politico.
La creazione artistica si allontano’ dall’arte concepita
come simulazione della realtà, divenendo armonia e
proporzione delle forme, rapporto rigoroso ed
interazione emozionale e sensoriale con lo spettatore: è
così che le innovazioni berniniane e borrominiane ebbero
immediato successo e si diffusero rapidamente in tutta
Europa, e non solo , fino ad essere emblema assoluto
dell’opera creativa, vissuta come meraviglia, come
teatrale spettacolarità nonchè invenzione/evoluzione
continua.
La Mostra di Castel Sant’Angelo, nasce con l’intenzione
di documentare - oltre ai capolavori architettonici ed
a grandi cicli decorativi - anche la delicata ma
interessantissima fase di sperimentazione del cosiddetto
“barocco interrotto” ovvero di opere rimaste sulla
carta, come mero progetto, o per scelta dei committenti
o per mancanza di fondi per poterle concretizzare. In
esposizione dunque, si possono apprezzare modelli,anche
di grandi dimensioni di opere perdute, come la splendida
Villa del Pigneto Sacchetti di Pietro da Cortona ed
alcuni progetti di eccezionale fascino e sorprendente
interesse, come quello dello stesso Cortona per un
Palazzo Fontana per i Chigi a piazza Colonna, o quelli
borrominiani per S. Giovanni in Laterano e S. Paolo
fuori le Mura: qui sono fortemente visibili le
complessità geometriche delle piante ed il contrasto
delle forze generatrici delle creazioni dell’artista,
dove il lessico figurativo è colto e di eccezionale
vastità, e lo stile e la libertà creativa non hanno
confronti.
Particolarmente
suggestive, tra le altre, sono le sue ricostruzioni del
"Foro Pamphili" con la chiesa di S. Agnese e la Fontana
dei Fiumi (a confronto col grande modello berniniano
della Fontana dei Fiumi) pensati ed improntati nello
splendido contesto scenografico di piazza Navona ed i
progetti per il Louvre di Pietro da Cortona e di Gian
Lorenzo Bernini: modello, quest’ultimo, che vanta una
spettacolare scenografia di curve concave e convesse a
testimoniare una sapiente regia dell’insieme, perfetta
fusione di architettura e scultura.
Esposti per la prima volta, ci sono inoltre, alcuni
oggetti gentilmente concessi dalla Fabbrica di S. Pietro
tra cui sottolinare - oltre al calco della "Colonna
Santa" - modello per le colonne del Baldacchino
berniniano – anche la prima versione della berniniana
Cattedra di S. Pietro.
Il tutto ad evidenziare la prodigiosa tecnica di un
indiscusso talento, posta al servizio di una
fertilissima immaginazione in grado di dar voce e forma
alle inappagabili richieste papali.
Ed infine, la mostra, dedica una sezione all’
urbanistica barocca di Roma, che divenne importante
modello per alcune capitali europee, come Parigi, Londra
e Vienna.
Il percorso espositivo permette di ammirare geniali
invenzioni architettoniche dei tre maestri attraverso
progetti, schemi planimetrici e modelli che consentono
al pubblico di conoscere gioielli perduti o purtroppo
mai realizzati, a testimonianza però di un patrimonio
artistico italiano indescrivibile e perché no,
invidiato.
Lo spazio vissuto come elemento dinamico , rielaborato
ed adattato con maestria alle diverse esigenze, con un
gusto senza pari ed un’abilità unica nel suo genere.
Luce, spazio e natura, giungono ad un rapporto nuovo ed
armonico, realizzato con l’espansione delle forme, in
perenne trasformazione, e con una materia, ormai non
piu’ statica ma in continuo e sperimentale movimento.
Foto: S.Ivo alla Sapienza, Francesco Borromini
Irene Di Biagio
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