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anche al contributo di importanti fonti documentarie dell’
Archivio Centrale dello Stato, costituisce un unicum sia nel
genere che nelle modalità espositive.. un’idea del tutto
originale!
Il tratto inedito della mostra è espresso in primis tramite
la multimedialità: ci troviamo infatti di fronte ad una
variegata esposizione, ripartita in varie sezioni tematiche
che ruotano intorno alla pesca come fattore simbolico ed allo
stesso tempo lavorativo della realtà sociale del ‘900 e, che
trova espressione in molteplici tecniche, dalla pittura alla
letteratura, dalla poesia alla fotografia ed al video, simboli
quest’ultimi, dell’evoluzione contemporanea.
Ma anche la scelta tematica costituisce una novità e nasce
soprattutto dall’esigenza di richiamare l’attenzione su una
problematica economico-sociale, prim’ancora che artistica: il
rapporto tra il mare e quindi la pesca nel Mediterraneo e, la
cultura , in particolar luogo quella italiana.
La visione negativa che spesso ha dominato le rappresentazioni
ittiche nelle diverse riproduzioni artistiche è dunque il
punto di partenza della mostra, che lo pone al centro
dell’evento al fine di evidenziare la valenza che il mondo del
mare racchiude da un punto di vista storico e sociale,
iconografico e culturale, prim’ancora che economico.
Dunque la manifestazione nasce da un concetto, dal voler
rinnovare un valore e lo fa esponendo il tema in versione
“estetica”ed artistica.
Il connubio che ne deriva - arte e pesca - non è percio’ così
anomalo come puo’ apparire.
Tanto piu’ se si pensa alla scelta di De Chirico come
“referente” artistico.
L’artista, nato in Grecia da genitori italiani, svolse gran
parte dei suoi studi in Germania e fu proprio a Monaco che
subì gli influssi piu’ determinanti per la sua carriera.
Schopenauer e Boecklin permisero a De Chirico di fortificare
la sua passione per la pittura tardoromantica ed il forte
simbolismo tipico dei suoi capolavori, senza impedirgli
comunque di elaborare, autonomamente, un proprio linguaggio.
Egli respinse da subito le avanguardie del secolo,
polemizzando soprattutto il loro ricorso al mondo onirico e
surreale, al sogno come chiave di lettura dell’arte. Per De
Chirico, grande esponente Metafisico, invece, lo stupore e
l’originalità nell’opera si poteva manifestare semplicemente
estraniando l’oggetto dal proprio contesto naturale,
proiettandolo in una realtà spaziale e temporale a lui
estraneo.
E’ proprio in molte sue opere dunque, che riprende il tema
animale ed in particolar modo il pesce, come elemento
simbolico ed ermetico all’interno della civiltà Mediterranea.
Da qui parte quindi la scelta per un grande esponente
Metafisico all’interno di una mostra così particolare. De
Chirico, che ama spezzare la cosiddetta “collana dei ricordi”
– e cioè la logica che associa spazi ed usi a relativi oggetti
– è in grado di suscitare un contesto enigmatico, il tutto
senza mai sottovalutare la rilevanza del disegno, dell’ordine
e della disciplina, stupendo gli occhi e risvegliando le
coscienze.
Irene
Di Biagio
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