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rapporto
dei Macchiaioli con “i principi del vero.
La prima sezione (Origine e affermazione
della "macchia") esemplifica con noti capolavori di
Telemaco Signorini ( Pascoli a Castiglioncello , Ritorno
dalla capitale e Giovani pescatori ) di Serafino De
Tivoli ( Una pastura ), di Vito D'ancona , di Giovanni
Fattori , di Raffaello Sernesi , l'invenzione della
"macchia", strumento ed emblema del movimento dei
realisti toscani.
La seconda sezione (Castiglioncello e
Piagentina, realtà e lirica del paesaggio) introduce al
momento più poetico della storia dei Macchiaioli come
movimento unitario.
Nel corso degli anni sessanta infatti tali artisti
alternarono la loro presenza tra la villa del critico e
mecenate Diego Martelli a Castiglioncello e la campagna
fiorentina di Piagentina: le splendide predelle di
Odoardo Borrani , di Raffaello Sernesi , di Giuseppe
Abbati (di quest'ultimo in particolare si segnala
l'inedito Paese di Vada nella Maremma toscana ) ,
straordinari capolavori di Fattori ( Riposo in Maremma ,
Criniere al vento , Pasture in Maremma , Diego Martelli
a Castiglioncello ), di Signorini ( I renaioli sull'Arno
), di Silvestro Lega ( La visita in villa ), attestano
un nuovo modo di rapportarsi con il paesaggio.
La terza sezione (L'epica del quotidiano)
ruota attorno al ritrovato capolavoro di Telemaco
Signorini L'alzaia , oggi proprietà di una collezione
inglese, e raggruppa splendidi dipinti (di Fattori, Le
macchiaiole e Raccolta del fieno in Maremma , di Borrani
Cucitrici di camicie rosse , di Abbati L'orazione , di
Lega Educazione al lavoro ) esemplificativi di quella
sublimazione del tema lavoro e della realtà della vita
quotidiana italiana del tempo, che è dimensione primaria
di questi pittori.
La
quarta sezione (Presagi di Naturalismo nella
pittura dei Macchiaioli) si raccoglie attorno al
magnifico Ave Maria di Fattori, non più visto da oltre
cinquant'anni, attestando l'insinuarsi nella poetica dei
Nostri di inevitabili influenze internazionali, che
contemperano da un lato la pittura dei campi di Jules
Breton (Cristiano Banti, Confidenze ), e dall'altro il
caldo olandesismo degli interni di Alfred Stevens e di
James Tissot (Signorini, Non potendo aspettare , Borrani,
Una visita al mio studio, D'Ancona, Signora in
conversazione).
La quinta sezione (La declinazione “gentile”
del vero) documenta l'impegno di artisti macchiaioli
della seconda generazione ad una trascrizione
“oggettiva”del vero che, depotenziando i valori di
sintesi e di tensione etica della precedente produzione
macchiaiola approda dopo il 1870 ad un fare più
piacevolmente narrativo.
Sono
esposte le opere di Francesco Gioli ( Il Monte di Pietà
), di Niccolò Cannicci ( Il girotondo e Primi raggi ),
di Egisto Ferroni .
A partire dagli anni Ottanta i capiscuola
macchiaioli, pur rimanendo fedeli ai temi precipui del
Realismo, tendono a sviluppare percorsi individuali,
Signorini privilegiando il “carattere” nella
tipizzazione dei volti di Riomaggiore ( Sesta sezione,
Il “carattere” di Signorini );
Lega accentuando la spiritualità delle sue donne del
Gabbro ( Settima sezione, il “Sentimento” di Lega
); Fattori esprimendo con rigore nel verismo integrale
dei grandi quadri maremmani, il sentimento di
appartenenza alla civiltà della sua terra (Ottava
sezione: la “verità” di Fattori ).
E' attraverso questi tre grandi maestri che
l'eredità dei Macchiaioli si consegna al Novecento.
Electa
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