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L’esposizione ha coinciso brevemente con un’altra
importante rassegna riguardante l’artista: si è infatti
appena conclusa, presso la Chiesa di Santa Maria del
Popolo a Roma, la comparazione –aperta al pubblico –
delle due distinte versioni della “Conversione di San
Paolo”.
Quella
esposta permanentemente
presso la storica chiesa è infatti noto trattarsi di un
rifacimento di una precedente creazione, a quanto pare
non ben accetta dai committenti.
Ma finalmente la copia originale è stata resa pubblica
permettendo ai visitatori di ammirarla.
Dunque Roma in questo periodo è teatro di una intensa
attivata espositiva volta a ricordare l’abilità di un
grande talento che ha segnato la storia della pittura
seicentesca mondiale: stavolta però a rendere il tutto
semplicemente “speciale” è anche l’insolita location
dell’Art Gallery della Stazione Termini .
La
mostra ruota innanzitutto intorno alla “Chiamata di
Andrea e Paolo”, tela rinvenuta nei depositi della
collezione reale della Regina d’Inghilterra da parte di
due importanti storici , Maurizio Marini e Danis Mahon.
Furono loro infatti a ritrovarla, nei magazzini della
Royal Gallery di Hampton Court , ridipinta e coperta da
un fitto strato di carbone, elementi che avevano portato
col tempo ad una ossidazione della pellicola pittorica
ed ad una notevole perdita d’intensità cromatica.
Ma l’esperienza e la determinazione dei due esperti non
lasciò ombra di dubbio e portò ad una pronta ripulitura
del quadro favorendone il ritorno allo splendore: il
tratto tagliente e deciso, i colori suoi soliti
riemersero rapidamente a testimonianza di un grande
capolavoro dell’artista che secondo gli studiosi fu
proprio il re Carlo I a voler acquistare per la casa
reale intorno al 1637.
La scena ritrae Andrea e Pietro patroni di Roma già
adulti ed un Cristo ancora molto giovane, con un accenno
di barba sottile sul volto, fisionomie già proposte
dall’autore in altre raffigurazioni che hanno inoltre
suscitato in passato critiche di disappunto.
L’opera,
considerata a lungo come una copia di poco valore, è
invece testimonianza preziosa di un grande genio della
scena artistica italiana che ci ha lasciato, ad oggi
certe, circa una cinquantina di sue creazioni;
E’ dunque dietro a questa unicità che si cela il
merito per l’iniziativa realizzata grazie alla
collaborazione della Royal Collection –che ha
gentilmente concesso la tela – , di Romartificio,
nonché dei curatori dell’evento, Danis Mahon e
Mina Gregori.
La manifestazione propone inoltre opere provenienti da
collezioni private ed il famoso “Cavadenti” della
Galleria Palatina di Palazzo Pitti favorendo cosi la
realizzazione di un impianto espositivo di grande
valenza situato all’interno della quotidianeità di una
stazione ferroviaria, location del tutto inedita
che da mero punto di frenetico passaggio diviene polo
culturale che richiama chiunque desideri poter ammirare
da cosi vicino un tesoro rimasto troppo a lungo
nascosto.
Irene Di Biagio |