..antologica, la prima in assoluto su Ippolito Caffi, raccoglie circa 180 opere tra oli, acquarelli, disegni
e appunti di viaggio: preziosi schizzi appuntati durante i
tanti viaggi che fece in Medioriente. Infatti tra il 1843 e il
1844 l’artista si imbarca a Napoli per un lungo viaggio in
Grecia, Egitto, Turchia, dal quale tornerà con un infinito
numero di disegni: in mostra possiamo vedere tra gli altri
Piazza dell’Ippodromo a Costantinopoli, Atene:Partenone,
oppure schizzi acquarellati della Sfinge e delle Piramidi,
nonché disegni di costumi alla turca. Le opere esposte in
mostra dimostrano la sua vena di pittore-reporter, la sua
continua curiosità per paesaggi esotici e la sua esigenza
continua di documentare la realtà, anche quella politica della
sua epoca. Infatti, egli fu un vero patriota, partecipò ai
moti del ’48 a Venezia e quando la Repubblica veneziana cadde
fu costretto all’esilio ramingo tra Genova, Nizza, Torino e
poi Londra e Parigi, e nel 1866, quando si imbarcò volontario,
trovò la morte proprio sul campo di guerra.
Il Caffi (1809-1866) è tra i maggiori vedutisti dell’Ottecento
italiano, è stato definito per la sua abilità prospettica
l’ultimo erede di Canaletto, e sorprendenti sono i richiami al
Canaletto in opere come Venezia: Piazza San Marco o Venezia:
molo; ma in realtà Caffi supera la tradizione canalettina
caratterizzata da una luce zenitale, con una ricerca sugli
effetti di luce e delle atmosfere che lo avvicinano alle coeve
ricerche europee sulla luce e che sfoceranno nella seconda
metà del secolo nel movimento impressionista. Basta vedere
alcune delle opere esposte, come Venezia con neve e nebbia
oppure il suggestivo tramonto di Veduta di Roma dal Pincio o
la Veduta notturna del Colosseo in cui la luce è una luce
emotiva, che vuole emozionare lo spettatore, suggestionarlo
con bianchi squillanti e rossi fuoco dei tramonti.
La
mostra segue un iter geografico, ossia vengono accomunati i
dipinti con vedute della stessa città – Belluno,Venezia, Roma,
Napoli, Nizza, le città orientali, etc.- e affascina il
visitatore perché propone paesaggi “emozionanti”, vibranti di
luce e colore, come i numerosi notturni delle feste o del
carnevale romano soggetti prediletti dal pittore. Nota di
demerito, purtroppo, per la totale assenza di cartellonistica:
eccetto la biografia del pittore presentata all’inizio del
percorso, nessun testo aiuta il visitatore a capire meglio il
senso delle opere esposte nelle varie sale. Ma la cosa non
pregiudica il piacere di ammirare questi capolavori, anzi
forse rende ancora più empatico il rapporto fruitore/opera
d’arte che spesso è filtrato dal testo scritto.
Francesca
Santinelli
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