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fino al 16.02.2006
Alberto Bu
rri Gli artisti e la materia 1945-2004

Roma, Scuderie del Quirinale

La mostra “Burri. Gli artisti e la materia 1945-2004” curata da Maurizio Calvesi ed Italo Tomassoni con la collaborazione, tra gli altri, di Lorenzo Canova e Maria Grazia Tolomeo, offre ...


... una variegata panoramica sul contesto artistico contemporaneo, occupandosi nello specifico della grande ricerca formale ed ideale nata nel secondo dopoguerra proprio da uno dei suoi piu’ significativi rappresentanti: Alberto Burri.

Indubbiamente infatti, all’interno dei “materici” , campeggia la sua figura e l’esposizione ne esalta le caratteristiche mettendo pero’ anche a confronto stili ed epoche ben distinti.

E’ importante fare una premessa riguardante il contesto storico - sociale da cui prende vita il nuovo stimolo creativo: dal cuore di chi ha provato l’inutile orrore della guerra e delle dittature, infatti nasce la voglia di ricominciare, di ricostruire qualcosa, pur di scrollarsi di dosso l’incubo del passato.

Da questo momento dunque l’arte cerca, estendendo ovunque i suoi orizzonti, di rinnovarsi ma lo fa ben diversamente dai movimenti d’avanguardia che avevano preceduto tutto questo: a volte anche cedendo alla frenesia ed ingordigia della nuova epoca contemporanea e consumistica.

Burri rappresenta appieno questo momento storico artistico ma a differenza della massa, egli svolge una ricerca fin da subito,  rigorosa, sperimentando materiali insoliti e “poveri” che suscitarono inizialmente una comprensibile reazione polemica.

L’uso dei Sacchi ad esempio iniziato intorno al 1952, alcuni dei quali  presenti in mostra, spesso laceri e sporchi, testimonia una volontà palese di non dimenticare, di estrapolare dalla loro materia semplice e logora , il senso dell’umanità, un’indagine attraverso i sogni e le sofferenze patite.

Anche gli strappi, le parti rammendate dei Sacchi, apparentemente casuali, conservano e testimoniano nelle sgranature delle trame tracce indelebili di un passato valoroso.

Ma l’esposizione si sviluppa intorno alla figura di Burri, seguendo due grandi filoni:

in una prima sezione esamina alcuni contemporanei che operando nella stessa direzione dell’artista, hanno pero’ avuto approcci diversi con la materia, così come il catalano Tapiès che sembra giocare con la sostanza plasmandola, Lucio Fontana  ed il francese Jean Fautrier con le sue suggestive “hautes pates”- addensamenti di grumosa materia - mentre nella seconda parte vengono accolti quegli artisti che hanno proseguito il cammino intrapreso da Burri , giungendo all’analisi ed all’uso di materiale extrapittorico, come Mario Schifano ed Ettore Colla.

Ma non solo. La mostra ospita anche grandi rappresentanti d’oltreoceano, come Rauschenberg ed i suoi contemporanei,  che esprimono il disagio della nascente società consumistica  e sempre piu’ alienata dal superfluo: in questo contesto, anche una chiusura lampo riesce ad essere un importante tassello dell’opera artistica.

A Roma dunque, è di scena l’indagine sulla materia, la nascita dell’informale, una ricerca che sfida la quotidianità e l’ordine, che riesce a trovare bellezza e forza espressiva negli oggetti piu’ impensabili, nella stoffa così come nel ferro arrugginito, rivalutando materiali “scartati” e per questo lasciando sbigottita una società sempre piu’ frenetica e disinteressata.

Questo evento espositivo dunque racchiude in sé una duplice volontà: da un lato dimostra come tutto, tra le mani di un artista, diventa capolavoro e dall’altro provoca,  per scuotere le coscienze dormienti dei nostri tempi.

Irene Di Biagio
 

Biografia di Alberto Burri (1915-1995):

è l’artista italiano, insieme a Lucio Fontana, ad aver dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale di questo secondo dopoguerra. La sua ricerca artistica è spaziata dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l’indagine sulle qualità espressive della materia. Ciò gli fa occupare a pieno titolo un posto di primissimo piano in quella tendenza che viene definita «informale».

Nato a Città di Castello in Umbria, segue gli studi di medicina e si laurea nel 1940. Arruolatosi come ufficiale medico, viene fatto prigioniero a Tunisi dagli inglesi nel 1943. L’anno successivo viene trasferito dagli americani in un campo di prigionia in Texas. Qui inizia la sua attività artistica. Tornato in Italia abbandona definitivamente la medicina per dedicarsi esclusivamente alla pittura.

Sin dall’inizio la sua ricerca si svolge nell’ambito di un linguaggio astratto con opere che non concedono assolutamente nulla al figurativo in senso tradizionale. Le prime opere che lo pongono all’attenzione della critica appartengono alla serie delle «muffe», dei «catrami» e dei «gobbi». Questa opere, che esegue tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, conservano un carattere essenzialmente pittorico, in quanto sono costruite secondo la logica del quadro. Le immagini, ovviamente astratte, sono ottenute, oltre che con colori ad olio, con smalti sintetici, catrame e pietra pomice. Nella serie dei «gobbi» introduce la modellazione della superficie di supporto con una struttura di legno, dando al quadro un aspetto plastico più evidente.

Alla prima metà degli anni Cinquanta appartiene la sua serie più famosa: quella dei «sacchi». Sulla tela uniformemente tinta di rosso o di nero incolla dei sacchi di iuta. Questi sacchi hanno sempre un aspetto «povero»: sono logori e pieni di rammenti e cuciture. Al loro apparire fecero notevole scandalo: ma la loro forza espressiva, in linea con il clima culturale del momento dominato dal pessimismo esistenzialistico, ne fecero presto dei «classici» dell’arte. Con alcune mostre tenute da Burri in America tra il 1953 e il 1955 avviene la sua definitiva consacrazione a livello internazionale.

La sua ricerca sui sacchi dura solo un quinquennio. Dal 1955 in poi si dedica a nuove sperimentazioni che coinvolgono nuovi materiali. Inizialmente sostituisce i sacchi con indumenti quali stoffe e camicie. La sua ricerca è in sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica dei rifiuti: degli oggetti usati e logorati ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza non solo umana ma potremmo dire cosmica.

Dal 1957 in poi, con la serie delle «combustioni», compie una svolta significativa nella sua arte, introducendo il «fuoco» tra i suoi strumenti artistici. Con la fiamma brucia legni o plastiche con i quali poi realizza i suoi quadri. In questo caso l’usura che segna i materiali non è più quella della «vita», ma di un’energia che ha un valore quasi metaforico primordiale – il fuoco – che accelera la corrosione della materia. Nella sua poetica è sempre presente, quindi, il concetto di «consunzione» che raggiunge il suo maggior afflato cosmico con la serie dei «cretti» che inizia dagli anni Settanta in poi. In queste opere, realizzate con una mistura di caolino, vinavil e pigmento fissata su cellotex, raggiunge il massimo di purezza e di espressività. Le opere, realizzate o in bianco o in nero, hanno l’aspetto della terra essiccata. Anche qui agisce un processo di consunzione che colpisce la terra, vista anch’essa come elemento primordiale, dopo che la scomparsa dell’acqua la devitalizza lasciandola come residuo solido di una vita definitivamente scomparsa dall’intero cosmo.

Nell’opera di Burri l’arte interviene sempre «dopo». Dopo che i materiali dell’arte sono già stati «usati» e consumati. Essi ci parlano di un ricordo e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La poetica di Burri, più che il suo stile, hanno creato influenze enormi in tutta l’arte seguente. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il concetto di arte, e del suo rapporto con la vita. L’arte come finzione mimetica che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità della vita stessa.


Dal 17 novembre 2005 al 16 febbraio 2006

Luogo e Durata: Roma, Scuderie del Quirinale – fino al 16 febbraio 2006.

Orario: da domenica a giovedì 10:00-20:00 ; venerdi e sabato 10:00-22:30.

Ingresso: € 9,00 intero;  € 7,00 ridotto;
 

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