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ma diversi nell'espressione formale delle loro tele
documentando il profondo rapporto di stima, amicizia,
rispetto, che unisce i due grandi, solitari, pittori del
Novecento. Parteciperanno alla rassegna con i loro
capolavori importanti musei pubblici e prestigiose
collezioni private di tutto il mondo. La Francia sarà
presente con quasi 30 musei. Tra i paesi che
interverranno: Belgio, Finlandia, Germania, Inghilterra,
Irlanda, Italia, Svizzera, Ungheria, Russia, Brasile,
Canada, Stati Uniti, Australia.
La Mostra
nasce sotto l'Alto Patronato del Presidente della
Repubblica Italiana e con la collaborazione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali e
dell'Ambasciata di Francia, ed è promossa dal Comune di
Roma - Assessorato alle Politiche Culturali, Assessorato
alle Politiche Educative e Scolastiche, Assessorato alla
Comunicazione - unitamente alla Provincia di Roma -
Assessorato alle Politiche della Cultura, della
Comunicazione e dei Sistemi Informativi - e alla Regione
Lazio - Assessorato Cultura.
L'esposizione
si avvarrà di un prestigioso Comitato Scientifico
composto da Marie-Thérèse Pulvénis de Seligny,
direttrice del Museo Matisse di Nizza, Jack Flam,
Distinguished Professor of Art History della City
University of New York, Claudio Strinati, Soprintendente
per il Polo Museale Romano, Maria Teresa Benedetti,
storica dell'arte, Claudia Zevi e Philippe Cros,
Direttore della Fondazione Bemberg di Tolosa e
commissario generale della mostra. La rassegna è
coordinata e organizzata da Alessandro Nicosia
(Presidente di Comunicare Organizzando).
Con un approccio scientifico completamente innovativo,
vengono presentati due maestri, Pierre Bonnard e Henri
Matisse, due artisti che percorrono strade parallele, in
costante confronto, in costante dialogo attraverso una
fitta corrispondenza che solo la morte potrà
interrompere.
Un'interessante occasione di analisi, che trae
ispirazione dalla pubblicazione da parte della casa
editrice francese Gallimard del carteggio tra i due
artisti. Non un confronto tra opere distanti nella resa
formale, bensì un percorso comune nell'amore
appassionato per l'Arte e nel rispetto reciproco; non un
linguaggio pittorico simile, ma comuni ad entrambi i
grandi temi trattati e rappresentati in mostra: nudi,
nature morte, scene d'interno, paesaggi, finestre,
marine, ritratti.
Bonnard e Matisse percorrono strade parallele, in
costante dialogo attraverso una fitta corrispondenza che
solo la morte potrà interrompere. La mostra romana sarà
un'occasione per analizzare questo percorso comune
presentando i capolavori dei due artisti tra Otto e
Novecento.
Tra i 30 musei francesi che contribuiranno con i loro
importanti prestiti alla Mostra, il Centre Pompidou ed
il Museo d'Arti Decorative di Parigi, il Musée
Toulouse-Lautrec di Albi, il Musée des Beaux-Arts et
d'Archeologie di Besançon, il Musée des Beaux-Arts di
Bordeaux, quello di Brest, quello di Digione e quello di
Nizza, il Museo Matisse di Cateau Cambresis, il Museo
d'Arti Decorative di Parigi, il Musée Tavet Delacour di
Pontoise, la Fondazione Maeght di Saint Paul de Vence,
l'Annonciade Musée de Saint Tropez ed il Musée d'Art
Moderne di Trois. Tra i paesi che partecipano spiccano
la Russia - con quattro opere dallo State Hermitage
Museum ed un capolavoro dal Museo Pushkin -, gli Stati
Uniti - con il Metropolitan Museum, il St. Louis Museum
of Art, il Los Angeles County Museum of Art, il Brooklin
Museum of Art e la Fondazione Pierre e Gaetana Matisse-,
il Canada - con il Montreal Museum of Fine Arts ed il
Musée de Beaux Arts de Canada - e l'Australia - con la
National Gallery of Australia, la National Gallery of
Victoria e l'Art Gallery of New South Wales -, oltre a
Brasile, Finlandia Inghilterra, Irlanda, Italia,
Norvegia, Ungheria, Città del Vaticano e altri ancora.
Solo due anni separano Bonnard (1867-1947)
da Matisse (1869-1954). Le lettere che i
due pittori si scambiano tra il 1925 ed il 1946
costituiscono un documento di valore inestimabile che
inizia con una significativa cartolina inviata da
Matisse a Bonnard - esposta in mostra - con scritto
emblematicamente "Viva la pittura!". Il lungo carteggio,
testimonianza di un'amicizia preziosa, diventa assai più
intenso negli anni della guerra - quando entrambi gli
artisti vivono in grandi difficoltà nel Midi della
Francia - e termina, poco prima della morte di Bonnard,
con una lettera di quest'ultimo che si rallegra di avere
di fronte i due apprezzatissimi quadri l'Asie e la Dame
à la robe blanche di Matisse che questi gli aveva
inviato tramite Lydia Delectorskaja.
I due artisti, dunque, si tengono sempre in relazione
fra loro, scambiandosi idee e opinioni su una visione
dell'arte che li accomuna: le celebri frasi di Matisse
"L'arte è una comoda poltrona" o di Bonnard "La pittura
non è altro che il piacere di dipingere" vanno lette
come l'espressione di un concetto comune ai due pittori
per cui l'artista non deve sottomettersi alla natura e
alle sue regole ma solo ed esclusivamente a quelle del
suo dipinto.
La pittura di Bonnard e Mattisse non teme di esistere al
di fuori delle grandi battaglie storiche delle
Avanguardie del '900 e, più che porsi sul terreno di un
dibattito ideologico sulla rappresentazione della
realtà, cerca il proprio scopo e il proprio significato
all'interno del quadro stesso, intendendo l'arte non
come imitazione o interpretazione della vita, ma come la
trascrizione dell'emozione provata dall'artista di
fronte ad uno spettacolo.
In Bonnard la pittura è "reinvenzione" e, allo stesso
tempo, superamento della tradizione per aprire nuove
strade. Pur conoscendo le scoperte dei suoi
contemporanei, Bonnard fa un percorso artistico
solitario consacrando quarant'anni di vita e di pittura
all'esplorazione della visione, interrogandosi
continuamente sul colore, la luce e lo spazio. La
rivoluzione che Bonnard introduce in pittura, è il
tentativo di riprodurre una sensazione psicofisiologica
reale, cioè di dipingere la 'sensazione' che il soggetto
ha prodotto in lui, ricollocandola nel fluire del tempo
quotidiano, inserendola a posteriori in un ambiente
quotidiano. La percezione visiva, così inserita nel suo
fluire quotidiano, si trova ad abbandonare uno degli
elementi fondamentali per la pittura tradizionale: la
prospettiva. Non dovendo più riprodurre un'immagine
bensì una percezione, il dipinto non raffigura più la
realtà ma una visione cerebrale che da essa deriva ma
che con essa non è connessa.
Proprio questo aspetto, il superamento della mimesi, è
quello che Matisse va ricercando nell'arte orientale,
composta di colori piatti, di forme giustapposte e non
gerarchizzate, costruendo quadri in cui è la percezione
complessiva a essere la fonte dell'emozione artistica.
Matisse obbedisce a una sola idea: la ricerca costante
di equilibrio tra colori e forme. Molto presto,
sconvolgendo i tradizionali rapporti tra disegno e
colore, elabora i dati fondamentali della sua arte dove
l'aplat e l'arabesco sono gli elementi costitutivi.
Due strumenti vengono utilizzati da Bonnard per
distruggere il senso dell'oggettività dell'immagine e
della sua prospettiva: lo specchio e la finestra. Nella
sua capacità di riflessione e di riproposizione degli
oggetti che in esso appaiono, lo specchio annulla
completamente ogni continuità prospettica. La finestra,
invece, aperta su un panorama in cui non è più chiaro se
la visione è dall'esterno all'interno o viceversa,
abolisce una volta per tutte la frontiera tra interno ed
esterno. Su questa strada il cammino pittorico di
Matisse si spinge ancora oltre, inserendo nella
raffigurazione dell'interno anche quella di un quadro. |