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Sarà inaugurata sabato 21 marzo, primo giorno di primavera, la nuova galleria d’arte
Segnidisogni.it, nuovo polo dedicato all’arte contemporanea con uno spazio espositivo aperto tutta la settimana, dove si avvicenderanno alcuni degli artisti più quotati a livello nazionale.
In concomitanza con l’inaugurazione della galleria verrà inaugurata la mostra personale di dipinti di
Mario Ferrante dal titolo “Works 1997-2008”.
La personale di Mario Ferrante - il cui catalogo è stato curato da Salvatore Colantuoni e Massimo Rossi Ruben - rimarrà allestita fino al 5 aprile e traccerà un percorso esemplare degli ultimi dodici anni di attività del maestro, con 30 opere riconosciute a livello internazionale.
Cenni biografici su Mario Ferrante
L’artista nasce a Roma il 16 novembre 1957.
Si trasferisce con la famiglia in Brasile nel 1961.
Nel 1961 la famiglia si trasferisce in Brasile. Inizia per il giovanissimo artista il momento elegiaco dell’osservazione. Sono gli anni dell’eos che per sempre accompagnerà i suoi lavori.
Dal 1967, a San Paolo, viene avviato dai genitori presso lo studio di un artista figurativo: sono gli anni della sua formazione artistica. Nel 1970 la famiglia Ferrante fa ritorno in Italia.
L’artista coltiva con determinazione la propria vocazione verso l’arte percorrendo un itinerario sperimentale attraverso la declinazione di un linguaggio figurativo di ricerca. Alla fine degli anni ’70, dopo aver partecipato a numerose collettive, l’artista allestisce la sua prima personale presso il chiostro di S. Andrea delle Fratte, a Roma, alla quale ne faranno seguito altre.
Le sue opere riscuotono un grande successo, aprendogli le porte alle committenze private e ai circoli artistici di via del Babuino. Gli anni ’80 rappresentano per Ferrante il momento del grande fermento creativo, fatto di intuizioni e profonde rivelazioni.
Nascono i ritratti ispirati dalla mitologia coniugata alle modulazioni cromatiche proprie del classicismo. Dal 1985 partecipa al programma Alitalia per l’arte – del quale Salvatore Colantuoni è l’ideatore e curatore – ed espone nelle Sale VIP dei principali aeroporti in Italia e all’estero. Sempre per Alitalia partecipa a 3 importanti collettive: “25 artisti per Umbria Jazz” presso la Rocca Paolina di Perugia, “Roma Jubilans” all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede e “La Perdonanza celestiniana” presso la Fortezza spagnola de l’Aquila.
La ricerca avviata dall’artista fin dagli anni ’90 approda alle composizioni dei cicli metropolitani: i dipinti coniugano accostamento antropico e informale a impianto paesaggistico tradizionale. Nel 2000 due importanti esposizioni a New York – presso il National Art Club e il Charlottesville Art Museum and Attractions – presentano l’opera dell’artista alle gallerie americane. La personale Maschere ed Anime (2003) curata da Massimo Duranti e Salvatore Colantuoni, tenutasi presso il Maschio Angioino di Napoli ha consacrato l’artista tra i grandi della pittura contemporanea.
Le successive mostre Le Ombre della Croce del Sud (Napoli, Maschio Angioino, 2007) e Ubique Vacuum (Roma, Palazzo Venezia, 2007), costituiscono insieme a Maschere ed Anime un ulteriore sviluppo della pittura di Mario Ferrante. Nella sua pittura prorompe l’umanità esperita durante i suoi viaggi in Brasile ed in particolare nelle favelas di Rio.
Il viaggio e la città costituiranno così i due elementi su cui ruota la sua opera: simboli contemporanei di trasformazione di una nuova religiosità e di un nuovo modo di sentire il vissuto delle città odierne. Nel 2007 la casa dell’artista apre le porte alle scuole: gli studi di Roma e Benevento diventano factories creative e laboratori didattici.
Parla l’artista, Mario Ferrante
C’è una canzone brasiliana, scritta e cantata dal grande Vinicius de Moarais, che mi ha sempre procurato un moto di profonda commozione. Unita ad una nostalgia struggente per la “mia terra”, un momento di “saudade”, quel sentimento intraducibile in ogni altro idioma che evoca un misto di dolcezza, malinconia, amore e nostalgia.
La canzone è “Samba da bençao”, che significa “samba della benedizione”, dove una emozionante strofa recita: “ …E se oggi lui è bianco nella poesia, è nero moltissimo nel cuore...”. Naturalmente si parla del samba ma io, questa sensazione, la vivo e la trasporto nella pittura. Sì, mi accorgo di essere profondamente brasiliano quando dipingo. Potrei usare per me la stessa definizione utilizzata da Vinicius de Moraes: “Penso di essere il bianco più nero del mondo”.
E rimango nero anche quando cerco di far rivivere sulla tela un momento di vita metropolitana, rubando a molte città italiane i look, le acconciature ed i segni tribali dei giovani che le animano, di notte. Preferisco la notte o il momento dell’ Eos
, quando c’è quella fosforescenza magica ed azzurrina
del “non ancora sera e non più giorno”, quel raro senso
di crepuscolo, per fermare sulla tela gli “angeli
metropolitani”. Perché, da sempre, è di notte che
succedono gli incantesimi. |