...
- punta
principalmente ad evidenziare l’impatto che la
Capitale esercitò sul modo di concepire ed elaborare
spazi e forme da parte dell’artista.
Nonostante infatti le fonti – tra cui i testi del
Vasari – affermino con certezza che il Correggio non
sia mai stato a Roma (neppure per brevi periodi) le
sue raffigurazioni, seppur mantenendo grande
autonomia stilistica, riportano alla mente le
grandi abilità del Mantegna - suo maestro -
influssi emiliani ma ancor piu’ richiami alle
creazioni di Raffaello, che proprio in quegli anni
stava contribuendo al rinnovamento artistico della
Capitale.
Non
pochi critici vi ritrovano dunque tratti ed
ispirazioni provenienti dalla frenetica attività
creativa che pervadeva la città eterna.
Le opere
in mostra per l’occasione sono circa 25 dipinti ed
altrettanto numerosi disegni che hanno l’obiettivo
di dimostrare come il Correggio prenda spunto dalla
mitologia e dalla classicità solo come pretesto per
poi rielaborarne i contenuti e realizzare morbide
figure in libertà all’interno di contesti di alta
ricerca prospettica e cromatica.
Ma
non è tutto, perché anche i disegni del Maestro sono
importanti per comprenderne l’abilità, utilizzati
sempre e solo come fase preparatoria della
raffigurazione i suoi bozzetti non divennero mai
forma espressiva autonoma.
A questo
punto si rende necessario citare alcuni dei
capolavori esposti: “Venere e Cupido” in cui
raggiunge massima espressione la corposità delle
figure, l’espressività emotiva dei corpi, la ricerca
di una grazia suprema spesso così sensuale da
apparire leziosa e da apportare – specie nelle
immagini femminili – un forte carico di erotismo ed
una sensazione di calda intimità, “Ritratto di Dama”
unico suo ritratto femminile e la”Serie di Amori di
Giove” che gli venne commissionata dal Duca Federico
Gonzaga e che consta di 4 tele tra cui “Danae” e
“Io” , opere fondamentali nella storia della pittura
mitologica e profana in cui – con un equilibrio
unico e proprio dell’artista – resa naturalistica e
trasfigurazione poetica convivono.
In
tutte comunque traspare la grande capacità inventiva
dell’artista ed una sensibilità fuori dal comune per
il colore, una sapiente graduazione di toni, una
diversificazione intenzionale legata all’uso del
chiaroscuro, una pittura decorativa che anticipa di
molto quelle che saranno le caratteristiche del
barocco, in cui la ricerca del bello si raggiunge
trasgredendo e interpretando la natura e non
limitandosi ad una sua sterile emulazione,
mettendone in evidenza le peculiarità e portando
l’immaginazione a dominare il controllo esercitato
dal razionalismo.
L’evento si presenta dunque come uno scorcio unico
sull’attività del Correggio, per molti addirittura
sconosciuta in quanto proprio per la sua limitata
attività regionale l’Allegri non ha raggiunto la
notorietà dei suoi “colleghi”contemporanei attivi
nella città santa ma proprio per permettere ad un
maggior numero di visitatori di scoprire le mille
sfaccettature di questo talento, la mostra
replicherà –da settembre 2008 al gennaio 2009 –
anche a Parma, città molto più vicina all’artista.
Irene Di Biagio |