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dal 25 gennaio al 06 maggio 2007
Annibale Carracci

Roma, Chiostro del Bramante

La mostra mette a fuoco la personalità del più dotato dei tre Carracci, celebrato ai suoi tempi come un ‘rinato Raffaello’. I suoi dipinti e disegni furono eretti a modello da generazioni di artisti e oggetto di culto già dal Seicento nelle maggiori collezioni europee..


...  La mostra ricostruisce il suo percorso dagli anni della giovinezza a Bologna fino alla maturità a Roma, e permette di apprezzare per intero la straordinaria varietà e ricchezza della sua opera: i ricercatissimi disegni, le incisioni, la gamma eccezionalmente ampia di dipinti, dai soggetti di genere ‘basso’ alle pale d’altare, dai ritratti ai paesaggi.
Nella sede bolognese essa si articolerà in otto sezioni, comprendenti materiali diversi (dipinti, disegni, incisioni), che permetteranno al pubblico più vasto di prendere conoscenza dei problemi con i quali il pittore dovette misurarsi nel corso della sua attività.

Opportuni collegamenti saranno istituiti con gli edifici cittadini (palazzo Magnani, di proprietà di UniCredit banca; palazzo Sampieri, di proprietà privata) in cui si conservano affreschi dei Carracci e di Annibale in particolare. L’opera più importante a Roma, la decorazione della Galleria e del Camerino in palazzo Farnese (sede dell’Ambasciata di Francia), sarà evocata attraverso supporti multimediali.
Durante la tappa romana della mostra, che sarà allestita presso il Chiostro del Bramante dal 23 gennaio al 6 maggio 2007, accordi specifici permetteranno ai visitatori di accedere alle meravigliose sale di Palazzo Farnese affrescate da Annibale tra il 1597 e il 1600.

Le sezioni della mostra

I. UNA VITA NEGLI AUTORITRATTI
Lungo tutta la sua vita, Annibale Carracci, come altri grandi artisti, ritrae il proprio volto e, in una serie straordinaria di dipinti e disegni, ne studia il progressivo declino, come di una luna che gradualmente si oscura. Nato nel 1560, terzo fra tre cugini tutti dediti alla pittura, egli vive un’epoca di grandi cambiamenti sociali, nel corso della quale lo stesso ruolo dell’artista viene radicalmente modificato.




II. IL LABORATORIO DEL ‘VIVO’
Nell’unica sua dichiarazione di poetica che ci sia pervenuta, le postille segnate sul margine di un esemplare delle Vite di Vasari posseduto dai tre Carracci, Annibale sottolinea l’impegno richiesto dal confronto con ‘il vivo’, che per il pittore non deve costituire il punto di partenza ma quello d’arrivo, al termine di una lunga ricerca e di un lungo studio sul naturale. I dipinti raccolti in questa sezione, in taluni casi basati su uno stesso soggetto, illustrano questo atteggiamento che, nell’opporsi alle scorciatoie del Manierismo, mira a restituire una nuova moralità al fare pittorico. Nello stesso tempo l’esercizio dal vero serve a preparare l’artista ai temi della pittura ufficiale.
 

III. L’ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI.
UNA DIFFICILE AFFERMAZIONE: DIGNITÀ DEL VERO E PITTURA A SOGGETTO ILLUSTRE
Seconda capitale dello stato pontificio, Bologna è la città in cui si registrano con maggiore evidenza le nuove attenzioni che la chiesa controriformata manifesta nei confronti della pittura, sentita come “libro degli ignoranti”. Diversamente da Ludovico, mosso da una convinta adesione alle nuove esigenze, Annibale mostra la propria indole profondamente laica e sperimentale nell’atteggiamento realistico con cui affronta le prime composizioni sacre. Il confronto con il cugino e con il fratello, solidali nell’impegno sul vero ma diversamente orientati circa il modo di raggiungerlo, si esplica nelle imprese collettive ad affresco, a partire dal fregio con Storie di Giasone in palazzo Fava (1583/84), dove i giovani artisti si cimentano per la prima volta con i temi mitologici. L’Accademia degli Incamminati, fondata dai tre Carracci nel 1582, è il luogo in cui le novità carraccesche vengono sostenute e diffuse attraverso il lavoro con gli allievi. In quest’ottica i dipinti dei cugini, che lungo tutto l’ottavo decennio collaborano tra loro ad importanti imprese decorative, acquistano anche un intento dimostrativo.
 

IV. UN FURIOSO AMORE PER LA VERA GRANDE PITTURA ITALIANA.
L’INCONTRO CON VENEZIA
Come ha chiarito Roberto Longhi, l’atteggiamento anarchico e sperimentale di Annibale cambia segno nel momento in cui, dovendo confrontarsi con i grandi temi della pittura di storia, viene preso da “un furioso amore per la vera grande pittura italiana”. Non si tratta però di sostituire altri modelli a quelli tosco-romani proposti dai Manieristi: nel mettere in discussione il principio di imitazione proprio del Manierismo, i Carracci intendono incamminarsi su una strada in direzione del vero già battuta prima di loro da altri artisti, soprattutto Correggio e Tiziano.



V. ALLA RICERCA DI NUOVI SBOCCHI PROFESSIONALI. LA MESSA A PUNTO DI UN LINGUAGGIO AULICO
Dopo l’impresa di palazzo Magnani (1590), che suggella il successo ormai conquistato dai tre Carracci in campo cittadino, si avverte da parte di Annibale la necessità di sottrarsi alla tutela di Ludovico e di cercare sbocchi professionali altrove. Sono dapprima, di nuovo, Parma e Reggio Emilia ad offrire al giovane pittore il terreno per nuove sperimentazioni, prima che la chiamata a Roma da parte del cardinale Odoardo Farnese (1595) non gli spalanchi la possibilità di lavorare in un centro che sembra offrirgli la massima possibilità di espressione.



VI. ROMA: IL SOGNO DELL’ANTICO E LA LEZIONE DEI MODERNI
In questa sezione sono raccolte alcune testimonianze grafiche e pittoriche del nuovo interesse per l’antico che coglie l’artista al momento del suo arrivo a Roma, sul finire del 1595. Anche in questo caso l’antico non costituisce però un modello da imitare pedissequamente, ma deve essere di volta in volta verificato sul vero. La presenza di Annibale a Roma arricchisce il dibattito ivi in corso tra i vari modi di fare pittura. La scelta classicista da lui promossa appare di straordinaria novità, anche per la capacità che il pittore bolognese mantiene di rapportarsi alla realtà. È la vittoria della strada “lombarda” della pittura italiana secentesca, alla quale il Caravaggio darà di lì a poco altra risonanza.


VII. AL SERVIZIO DEL CARDINALE ODOARDO FARNESE
Avviata con il fratello Agostino e ultimata nel 1600, la decorazione della Galleria del palazzo del cardinale Odoardo Farnese in Campo de’ Fiori costituisce la vetta dell’arte di Annibale e insieme, a causa dell’insoddisfacente rapporto con il committente, la motivazione dei crucci e delle insofferenze che caratterizzeranno il suo successivo percorso. Sfogata esibizione di doti illusionistiche che, nel momento in cui affrontano i grandi temi della mitologia greca, mirano principalmente a sottolineare le virtù della pittura come mezzo di conoscenza del reale, la Galleria richiese ad Annibale un numero straordinario di disegni preparatori dei quali viene qui offerta un’ampia scelta.



VIII. IL NUOVO RAFFAELLO E LA SUPREMAZIA DELL’INVENZIONE
All’indomani del completamento della volta della Galleria Farnese, Annibale riceve la commissione di un piccolo dipinto raffigurante il Domine quo vadis? Da parte del cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del papa e rivale di Odoardo Farnese. È il suggello dell’enorme fama che arride ormai all’artista, che viene visto come il nuovo Raffaello e che Giulio Mancini definirà “pittore universale” per la sua capacità di affrontare, con un linguaggio acconcio, ogni tipo di argomento pittorico. La straordinaria sintesi da lui attuata tra i più disparati linguaggi pittorici si pone del resto sulla strada dell’unità nazionale vagheggiata a queste date anche dal papa Clemente VIII Aldobrandini.
Parallelamente alla malattia nervosa che gli impedisce ormai di lavorare con continuità, negli ultimi anni di vita Annibale matura un nuovo rapporto con gli artisti della propria bottega, ai quali, come era già accaduto per Raffaello, viene sempre più spesso demandata quasi per intero l’esecuzione delle invenzioni da lui elaborate col disegno. Si attua così quell’ambizione di “inventare il vero” che, secondo modi assai diversi, aveva mosso i suoi primi passi. Accanto ad alcuni dipinti di straordinaria risonanza per i tempi, nei quali si avverte peraltro bene la presenza degli allievi, questa sezione espone una scelta di folgoranti disegni, eseguiti per lo più a penna, in cui Annibale elabora le idee che ne stanno alla base.


Sede: Chiostro del Bramante  Roma

Periodo/Orario: dal 25.I.2007 al 06. V. 2007

Info:   Centro Culturale Internazionale DART srl – Polo Museale Romano – Arco della Pace, 5- 00186 Roma

           Tel.39. 06.68809035 Fax 39.06.68213516  

           www.chiostrodelbramante.it   direzione@chiostrodelbramante.it

 

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