Descrizione
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Movimento sviluppatosi a partire dalla metà degli anni '60 a livello internazionale basato su una concezione dell'arte che rifiuta di identificare il lavoro dell'artista con la produzione di un qualsiasi oggetto di più o meno rilevante qualità estetica e ritiene che l'essenza dell'arte sia invece nell'idea, nel concetto che precede e conforma l'opera. I precedenti di questo atteggiamento sono numerosi e vanno dalle premesse mentali di gran parte dell'opera di Magritte ("Ceci n'est pas une pipe", 1929) a tutta l'opera di Marcel Duchamp (il riferimento più frequente del concettualismo), a quella di Fontana, Klein e Manzoni, a certa arte visuale e programmata con la sua attenzione al progetto e al gioco o funzionamento dell'intelligenza (Stella, Lo Savio, Castellani, Colombo), agli esiti dell'arte minimal e ambientale, con la loro attenzione al calcolo da cui nasce l'opera, alla trasformazione dell'ambiente in opera, con Morris, Judd, Andre, Lewitt.
Le premesse di queste esperienze sono portate alle estreme conseguenze dall'arte concettuale degli anni sessanta e settanta: il percorso dell'idea, la riflessione teorica e filosofica, la precisazione e presentazione del processo di formazione del pensiero, l'azione linguistica, vengono posti in primo piano rispetto al risultato materiale di tale azione che viene considerato come pura esemplificazione fisica del linguaggio.
Protagonisti storici del concettuale sono negli Stati Uniti Joseph Kosuth e Sol Lewitt, teorici, oltre che artisti, del movimento; in Inghilterra Art & Language (Aktinson, Baldwin e altri); in Italia Agnetti e tutto il gruppo di "Arte Povera" con Pascali, Paolini, Kounellis, Merz, Pistoletto e molti altri.
Al concettualismo è riconducibile la poetica del movimento Fluxus, tra cui spiccano nomi che lo hanno attraversato come Beuys, Paik e Spoerri.
Un'altro versante del concettuale è la performance e la body art, con Pane, Rainer, Lüthi, Abramovic, Acconci, Ontani, Nitsch. Innumerevoli sono poi le personalità isolate che presentano connotazioni concettuali nel loro lavoro anche se allargato alla molteplicità del linguaggio che è caratteristica dell'arte di fine Novecento.
Gli anni Sessanta e parte degli anni Settanta sono animati da una forte istanza di rinnovamento politico e morale che parallelamente al movimento studentesco e operaio prende anche il settore delle arti. L'opposizione al sistema è l'atteggiamento corrente e la ricerca spontanea di soluzioni alternative si manifesta in più direzioni prevalentemente nel segno della libertà e della sperimentazione del nuovo, svincolata da qualsiasi ancoraggio a principi precostituiti di autorità culturale o etica. La ricerca è condotta a rifondare la comprensione della realtà partendo dalla demistificazione di tutte le pratiche rappresentative e dando campo libero al pensiero per indagare l'essenza delle cose e delle relazioni tra di esse.
La coerenza e il rigore di tale atteggiamento porta alla presa di distanza dai tradizionali mezzi espressivi dell'arte, pittura e scultura. Gli artisti si rifanno frequentemente ad esperienze e intuizioni anticipatrici come quelle del Magritte di "Ceci n'est pas une pipe", in cui l'enunciazione linguistica svela la vera natura dell'opera, che trascende la consistenza materica della pittura; si ricollegano a tutta l'esperienza duchampiana che apriva all'universo sconfinato del reale il campo di azione dell'arte assumendo a dignità estetica l'oggetto d'uso comune; si rifanno alle intuizioni dei Nouveaux Réalistes Klein e Manzoni, in cui l'opera è già una semplice traccia lasciata dall'azione causata dal pensiero (la serie delle "antropometrie" di Klein o impressioni su carta del corpo colorato dei suoi modelli o le uova autenticate e la merda d'artista di Manzoni).
Sono non a caso le esperienze tendenti a liberare l'arte dalla schiavitù dell'oggetto e che privilegiano il processo mentale che precede l'esecuzione, nel quale l'opera è già compiuta. Ed è proprio il pensiero, il concetto, che diviene centrale per la nuova poetica, che assumerà appunto il nome di "concettuale", a discapito del prodotto.
L'atteggiamento ha una perfetta corrispondenza con l'umore fortemente ideologizzato del tempo. L'arte si libera da qualsiasi orpello che può legarla al mondo della produzione e al potere e si pone come atto rivoluzionario nella ricerca della sua propria essenza che è allo stesso tempo ricerca della verità attinente all'essere.
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