Descrizione
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Con il termine Decadentismo si definiscono tutti quei movimenti artistici e letterari sviluppatisi in Europa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento fino agli inizi del XX secolo che si contrappongono dialetticamente alla razionalità del positivismo scientifico.
In Italia si è soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio e Pascoli, è ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello e Svevo, la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva.
L'origine del termine
Agli inizi degli anni ’80 e ’90 del XIX secolo si avvertiva in Francia uno stato d’animo caratterizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà; si avvertiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale. I poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori di fine Ottocento che erano stati sconvolti dalla rivoluzione industriale, le lotte di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi.
La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, usò il termine decadentismo proprio per sottolineare la sensazione di crollo di una civiltà. La critica usò questo termine con una accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come “decadente”, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio.
Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all’interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L’uso del termine con questo suo secondo significato è prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio, “Simbolismo”.
Il simbolismo è una poetica in cui si procede per simboli; attraverso l’intuizione il poeta descrive nei particolari l’universale, nel finito l’infinito. Perciò questa nuova poetica mette in crisi i principi del positivismo e rifiuta ogni spiegazione razionale e scientifica.
Il decadentismo fa dell’estetismo la sua parola chiave: esalta il gusto del bello e dell’arte, da cui deriva la sua predilezione per il simbolismo. L'arte per l'arte, contano molto le apparenze, tanto da mettere i valori sociali e familiari in secondo piano. Nel contempo si fa portavoce del superomismo, ad elevare la figura del poeta sopra la massa come guida e artefice.
Alcuni aspetti del Decadentismo
Il Decadentismo, propone una crisi di valori e certezze nell'uomo che si sente in contrasto con la società che lo circonda, insensibile e distaccata di fronte alle sue esigenze. Tutto ciò è provocato soprattutto da tre aspetti fondamentali:
1) Storico: in questo periodo si va affermando l'Imperialismo, cioè la volontà delle grandi potenze Europee (Francia, Inghilterra, Germania, ecc.) di estendere sempre più i propri possedimenti, attraverso un imponente sviluppo industriale e bellico, che possono permettere la conquista di colonie in Asia ed in Africa capaci di fornire mano d'opera e materie prime a basso costo. Ciò è visto come missione di civiltà verso popoli barbari e primitivi, ma che nascondeva nelle grandi potenze una forte volontà espansionistica e concorrenziale. Le borghesie Europee, che nel corso dell'800 avevano combattuto all'interno dei loro stati per il trionfo degli ideali, nati dalla Rivoluzione Francese del 1789, voltano le spalle alle masse popolari, disattendendo così i principi di uguaglianza, libertà e fraternità (liberté, egalité, fraternité). Ottenuto il potere in accordo con i sovrani regnanti, la borghesia, depositaria dell'economia, cura i propri interessi e conduce un tipo di vita perbenista e conformista ed è insensibile verso il popolo. Nascono così le prime questioni sociali, i sindacati (per tutelare i doveri ed i diritti del lavoratore), le lotte proletarie fra capitale e lavoro dipendente. L'intellettuale, portavoce della crisi popolare si chiude così in se stesso, ricercando l'individualismo, l'egoismo e l'alibi per non affrontare una realtà grigia e senza stimoli, pressoché incomunicabile.
2) Positivismo nella scienza: la ragione non è più capace di dare risposte all'uomo e le scoperte scientifiche vengono "sentite" quasi come un senso del limite, perché incapaci di spiegare gli interrogativi umani.
3) In campo filosofico, infine, il Decadentismo esprime una visione problematica del destino dell'uomo e viene definito da Mario Puppo "l'età dell'ansia". Trionfa l'interesse per l'inconscio e si afferma la psicoanalisi di Freud che si propone di studiare la malattia dell'uomo contemporaneo, la nevrosi. L'uomo, infatti, si sente un dissociato, non è più come l'eroe del Romanticismo che aveva fiducia nella possibilità di migliorare la realtà e per questo combatteva e moriva anche in battaglia; ora l'eroe decadente si chiude sempre più in se stesso, si autoivittimizza, cerca valori riscoprendo i ricordi ed i miti dell'infanzia così come la natura, vista come mondo puro e incontaminato; è in questo periodo (1880) che si affermano i poeti maledetti, a Parigi, come Verlaine, Mallarme, Rimbaud, ecc., che conducono una vita sregolata e ribelle, contro tutto e tutti, dissacrando i "valori comuni" e ricercando nei paradisi artificiali della droga e dell'alcool il loro "bene". Il precursore è Charles Baudelaire che sottolinea i due aspetti entro cui si dibatte la crisi dell'intellettuale: lo Spleen (noia e disgusto della vita) e l'Ideal (ricerca di un ideale, come fuga verso mondi lontani, esotici, dalla natura incontaminata o verso paradisi artificiali).
Il termine Decadentismo deriva dalla rivista "Le Decadent" di Paul Verlaine, che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Si afferma, inoltre, una nuova tipologia di poeta: non più il vate, esaltatore dei valori della patria, ma il poeta veggente, cioè colui che "vede" e "sente" mondi arcani ed invisibili in cui si chiude. Anche la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo.
Come correnti legate al Decadentismo si affermano: l'estetismo, ricerca e fuga dalla realtà verso una bellezza esteriore e superficiale, ad esempio con Huysmanns con "A Rebour" (A ritroso), Oscar Wilde con "The Picture Of Dorian Gray" (Il ritratto di Dorian Gray) oppure con Gabriele D'Annunzio con "Il piacere". Altra corrente legata al decadentismo è il "superomismo, teorizzato in chiave filosofica da Nietzsche (che esalta il gesto irrazionale, fuori dalla norma, per affermare la potenza sulla debolezza); il "simbolismo" (Rimbaud e Mallarme) che ricerca una poesia che proceda per simboli, sottolineando gli aspetti più nascosti della realtà, e a questo scopo uso di figure retoriche come l'analogia (legame intessuto/messo insieme fra due cose dissimili), la metafora o la sinestesia. Inoltre il verso si fa libero, sciolto, dimostrando la sua rottura con gli schemi metrici tradizionali. La lingua, pertanto, diventa sempre più pura, capace di illuminare il mistero profondo della realtà con corrispondenze e legami fra le cose (es.: agnello/sacrificio > Cristo). Il Decadentismo, ha nella sua letteratura alcuni atteggiamenti già anticipati nel Romanticismo: la fantasia, come fuga dalla realtà ed il vittimismo, per cui si compiace a stare nel proprio dolore e nella propria sofferenza
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