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Il primo e maggiore acquisto di Umberto Osio riguarda la
serie di volumi di provenienza Litta Visconti Arese – il
ramo più illustre della famiglia milanese – contenente
oltre 700 disegni di scuola prevalentemente lombarda tra
XVII e XIX secolo, alienati dall’ultimo erede Litta,
Henri Prior (Coussonay, Svizzera 1862 - Varese 1934).
Successivamente, l’Osio acquisì altri importanti nuclei
di materiale grafico, come volumi di collezione
Trivulzio, quelli dalle raccolte del filologo Francesco
Novati (Cremona 1859 - San Remo 1915), e
dell’imprenditore tessile Francesco Dubini (Milano
1848-1932), da cui provennero alla collezione Osio circa
250 fogli, tra cui importanti e rari documenti del
neoclassicismo lombardo.
Per rispettare la volontà paterna e mantenere unita e
integra la collezione, gli eredi Osio la proposero in
vendita al Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
che l’ha acquistata nel 1999 su proposta e attivo
interessamento dell’Istituto Nazionale per la Grafica,
che ne è ora il proprietario.
I disegni Osio presentano una panoramica sulle scuole
grafiche italiane dal Cinquecento all’Ottocento, con
disegni della scuola lombarda: Cerano, Morazzone, Simone
Peterzano, Andrea Appiani, Francesco Hayez, Domenico
Induno, della veneta: Domenico Campagnola, Francesco
Lorenzi, Giuseppe Bernardino Bison, dell’emiliana: Amico
Aspertini, Gaetano Gandolfi, della toscana: Stefano
Della Bella, della romana: Giulio Romano (scuola di),
Carlo Marchionni e di quella napoletana: Luigi
Vanvitelli, Domenico Mondo.
Percorso della mostra
Le sale espositive presentano una panoramica delle varie
scuole italiane dal Cinquecento all’ Ottocento, a
partire dalla più documentata, quella lombarda fino alla
napoletana e a qualche esempio di scuola francese.
La scuola lombarda presenta una splendida prova del
grande
Cerano, il bozzetto per il dipinto del Museo Civico
Malaspina di Pavia (anch’esso esposto in mostra), che,
per vigoria di segno e di vibrazioni luministiche, non è
di minor effetto del suo corrispondente pittorico. Di
Andrea Appiani (“premier peintre” di Napoleone in
Italia), si espongono numerosi studi preparatori per
particolari della decorazione di Palazzo Reale, per gli
affreschi di S. Maria presso S.Celso a Milano per
dipinti commissionati dal Viceré d’Italia Eugenio di
Beauharnais.
La scuola veneta offre numerosi e illustri esempi, come
un doppio studio del rarissimo paesaggista collaboratore
di Tiziano
Domenico Campagnola, dove il foglio diviene
contenitore di affascinanti appunti grafici
apparentemente indipendenti fra loro. Un’altra
interessante tipologia di disegni è rappresentata dai
fogli appartenenti a un voluminoso album di studio
dell’allievo di Giovan Battista Tiepolo
Francesco Lorenzi, fedele specchio dell’intenso
tirocinio grafico praticato dall’allievo sui disegni del
grande maestro veneziano, mentre gli ariosi schizzi del
vedutista e scenografo friulano
Giuseppe Bernardino Bison sono quasi sempre libere
invenzioni, solo episodicamente riutilizzate all’interno
delle rappresentazioni pittoriche.
Nell’ambito
della scuola bolognese, lo studio di Bacco
dell’inquietante pittore del ‘500
Amico Aspertini, inserisce su un muscoloso corpo
nudo eseguito a memoria, una curiosa e piccola testa
ritratta dal vero, mentre i due potenti studi di
Gaetano Gandolfi, fedeli alla tradizione accademica
dei Carracci, costituiscono i bozzetti finali a
monocromo di due dipinti ora dispersi un intero piccolo
taccuino di schermitori del fiorentino
Stefano della Bella
è forse pensato per una traduzione in incisione. Il
disegno architettonico è illustrato dai fogli d’un album
settecentesco di ambito fiorentino e da una ripresa di
scuola del progetto di
Giulio Romano per Villa Madama, mentre il disegno
come studio per ritratto è documentato, nella sua
versione ufficiale, dal volto di papa Clemente XI
attribuibile alla scuola di
Carlo Maratta e da un delizioso esempio di ritratto
caricaturale a uso privato, opera del grande architetto
romano
Carlo Marchionni raffigurante l’amico e famoso
pittore Pompeo Batoni.
In campo napoletano il prezioso modellino grafico della
medaglia commemorativa della costruzione della reggia di
Caserta, opera dell’architetto
Luigi Vanvitelli, documenta l’ampiezza della
funzione progettuale del disegno. Infine la scuola
francese offre un’ulteriore, interessante, tipologia di
disegno con le cosiddette “teste
di carattere”, raffinatissimi ritratti a sanguigna
del Settecento, così delle accademie , come la bella
Testa di ragazzo di
Carl Vanloo, che fu dal 1762 “premier peintre du
roi” Luigi XV. Altri disegni di illustri autori presenti
in mostra ampliano la panoramica qui presentata, con
fogli di
Morazzone,
Camillo Procaccini,
Paolo Monaldi,
Domenico Mondo,
Giovan Battista Dell’Era,
Domenico Induno.
Dipinti di riferimento, opera di Cerano, Appiani, Bison,
Monaldi Dell’Era, provenienti da collezioni pubbliche e
private in Italia, affiancheranno i disegni, così da
rendere più stimolante il percorso espositivo e rendere
più esplicito il rapporto tra i vari stadi
dell’invenzione grafica e l’immagine finale.
Per completare la panoramica dei disegni esposti, viene
presentato un aspetto che, pur caratterizzando quasi
tutte le collezioni d’arte, solo ora sta venendo in luce
sul piano critico e cioè una breve rassegna di falsi
presenti nella collezione, l’individuazione di noti
falsari del Novecento, come
Federico Icilio Joni, già oggetto d’una mostra a
Siena.
Uno spazio del percorso espositivo è destinato alla
didattica, e riguarda le tecniche, gli strumenti, come
lo stilo, la matita, la penna, il pennello, i materiali
come l’inchiostro, il carboncino, i pastelli, la biacca.
Gli esempi sono scelti fra i disegni della stessa
collezione Osio, che, data la sua estensione offre,
sotto questi aspetti, un’ampia casistica.
segnalata da
Alessandra Russotti |