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per le vittoriose imprese augustee svoltesi in Gallia ed
in Spagna dallo stesso imperatore Augusto.
La struttura è costituita da un recinto esterno, sui cui
lati sia internamente che esternamente, corre una ricca
decorazione scultorea e, dall’ara vera e propria in cui
si svolgevano i riti sacrificali.
E’ proprio la decorazione scultorea a costituire tratto
caratterizzante dell’opera: nel recinto, sul fronte
esterno dei lati lunghi, le raffigurazioni si snodano
lungo due diversi registri senza avere alcun legame
simbolico tra loro. Nella parte bassa vi è decorazione
vegetale con girali d’acanto ed immagini animali mentre
nel fregio superiore si sviluppano scene figurate di
processione, che occupano entrambe i lati lunghi del
perimetro: si tratta di scene in cui sono riconoscibili
membri della famiglia imperiale ed altri volti noti
della scena politica del tempo (come ad esempio Agrippa)
e che hanno visto la critica scontrarsi sulle diverse
interpretazioni e simbologie: in effetti le scene
potrebbero ritrarre il ritorno dalle imprese militari di
Augusto o il momento di festeggiamento ufficiale per il
riconoscimento pubblico delle vittoriose campagne da lui
svolte.
Certo è che numerosi sono i richiami allusivi alla
prosperità ed al potere imperiale, riproposti
simbolicamente in diverse immagini: è proprio questo il
punto focale attorno a cui ruota l’attenzione rivolta al
capolavoro.
Lungo i lati brevi invece, vi sono le raffigurazioni
del Lupercale, di Enea ed i Penati, di Tellus e di Roma
in veste allegorica: elementi mitologici e simbolismo
sono dunque i tratti predominanti. Mentre l’Ara vera e
propria, a cui si accede da una imponente scalinata è la
parte meno decorata, probabilmente proprio per non
offuscarne l’intensità di significato che la ricopre.
L’opera di per se non è eccellente a parità di altri
capolavori architettonici ma è la sua decorazione
ammirevole a fare la differenza con un tratto raffinato
che rasenta la perfezione, di un’inconfondibile origine
ellenistica. Soggetti mitici e storici convivono in un
unico impianto in cui c’è certamente scarsa attenzione
per la logica strutturale ma in cui l’abilità artistica
riesce ancora una volta a dominare le imprecisioni di
significato.
Questo è indubbiamente il risultato di un’arte
ufficiale in cui vige la freddezza e la programmaticità,
dove c’è stacco e scarsa armonia tra le scene (e tra lo
stesso recinto e l’ara custodita al suo interno):
l’ufficiosità è riconoscibile anche dalle figure che con
gesti e pose convenzionali dominano i registri laterali
del recinto, quasi saturi di personaggi che sembrano
superare il confine architettonico fino a “sporgere”
dall’opera. Ci troviamo dunque davanti ad un
apprezzabilissimo contrasto tra rigore ed abilità di
chiaro richiamo ellenico.
Di fronte a tale complessità artistica e, dal bisogno di
risolvere problemi architettonici cosi come minacce
ambientali ormai incompatibili con la realtà’ urbana di
Roma, nasce il progetto sponsorizzato da Banca di Roma,
Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del Lavoro
ed affidato a Richard Meier per riportare l’Ara Pacis al
suo originario splendore in uno contesto adeguato ed al
contempo innovativo: L’architetto, particolarmente abile
nella cura e nel trattamento della luce, anche stavolta
ha dimostrato la sua professionalità cercando di
ricreare un microambiente adatto in cui sottoporre
l’opera ad una condizione climatica costante,
provvedendo anche ad affrontare la difficile complicanza
inquinante del traffico e del rumore.
Nella scelta dei materiali che riflettono i canoni
estetici preferiti dallo stesso Meier, vi sono
soprattutto travertino, stucco, vetro ed acciaio:
questi, così come il progetto, sfruttano al massimo le
difficili condizioni del sito, cercando di trasformarle
in componenti utili;
L’intero progetto consta di un'ampia piazza
sopraelevata, a livello del Lungotevere su cui è situata
l'entrata al museo, caratterizzata da un volume
supplementare che ospita un vestibolo, il foyer del
museo, il servizio di vendita ed un ulteriore spazio
espositivo concepito come galleria introduttiva.
Interessante è la concezione di molteplici spazi al
livello sotterraneo da poter utilizzare come biblioteca
e ambienti polifunzionali: i lavori principali si sono
da poco conclusi permettendo già dal 21 aprile scorso
l’apertura al pubblico dell’Ara Pacis nella sua
rinnovata e restaurata veste di simbolo dell’epoca
augustea, mentre bisognerà attendere ancora qualche mese
per poter ammirare il completamento della struttura,
affidata nelle mani di un grande esponente
contemporaneo ed, in quanto tale molto criticato, ma che
ha dimostrato di essere in grado di far convivere - con
gusto - passato e presente.
Irene Di Biagio |