Il Macro, Museo
per l'Arte Contemporanea a Roma, gli dedica
una mostra che non è proprio una retrospettiva
ma una ricognizione sullo stato attuale
dell'arte in Italia.
Nunzio di Stefano è uno dei principali
esponenti della nuova generazione di scultori:
allievo di
Toti Scialoja, fin dagli anni Ottanta
lavora con e sulla materia, prediligendo
gesso, legno, piombo. La mostra, che occupa
tutto il secondo livello del MACRO ed è la
prima personale dell'artista in un museo
romano, rappresenta tutto il suo complesso
linguaggio: come ha spiegato il curatore
Danilo Eccher, sono presentate opere chiave ed
emblematiche in modo da leggere per flash i
momenti salienti della produzione di Nunzio,
dalle prime opere in gesso come Quarto ponte,
agli ultimi lavori, tra cui alcuni realizzati
appositamente per MACRO.
Le forme artistiche di Nunzio - spiega Eccher
- dai primi gessi, per passare poi alle
combustioni, alle ruggini, o ai piombi,
rappresentano sempre un'aspirazione armonica,
un anelito di equilibrio che trascende il
piano artistico per esprimere un'esigenza
intellettuale. Il risultato è
l'estrema sintesi di una materia spoglia,
nuda, assolutamente essenziale nel suo esporsi
al desiderio dello sguardo.
Ai primi anni 80 risalgono una serie di mostre
personali in cui espone acquerelli e sculture
in gesso dipinte, alcune delle quali come
Quarto Ponte già manifestano la sua
attenzione allo spazio e al coinvolgimento
fisico e visivo della forma in un ambiente.
Nel 1984 partecipa alla mostra collettiva
Ateliers curata da Achille Bonito
Oliva, in cui venivano aperti gli studi degli
artisti allora risiedenti nell’ex Pastificio
Cerere nel quartiere S. Lorenzo a Roma. La
mostra pur non promovendo un movimento
artistico omogeneo e ben articolato, di fatto
porrà l’attenzione sui nuovi orientamenti
dell’arte contemporanea romana e sulle sue
ricerche espressive. Nel frattempo la ricerca
di Nunzio si concentra sulla materia e sulle
sue qualità intrinseche. Nel corso degli anni
80 l’artista abbandona il gesso, materiale
estremamente delicato, per il legno di cui
svilupperà anche le qualità pittoriche
attraverso un processo di combustione della
materia.
Successivamente
il linguaggio espressivo di Nunzio si
arricchirà delle potenzialità del piombo quale
superficie opaca capace di interagire con gli
effetti luministici e di dialogare con lo
spazio. Le sue sculture invadono l’ambiente,
assorbono la luce e riflettono l’interesse
dell’artista concentrato sulla costruzione
della forma.
Oltre alle Biennali di Venezia, Nunzio ha
partecipato a numerose mostre personali e
collettive in Italia e all’estero tra cui
ricordiamo: Extemporanea, Galleria L’Attico,
Roma (1984); Prospect 89, Francoforte (1989);
Kodama Gallery, Osaka (1994);Galleria d’Arte
Moderna Villa delle Rose, Bologna (1995);
Nunzio, Galleria Fumagalli, Bergamo (2000). |