.. Palazzo Venezia. Nel 2005, si celebra
l’anniversario della scomparsa del pittore, avvenuta
nel ’65. Il titolo della mostra riprende una celebre
espressione del critico d’arte Libero de Libero, che
nel 1930 definiva la pittura dell’amico Mafai come
“calma febbre di colori”.
Una esposizione antologica che comprende novanta
opere, e ricostruisce il mondo di Mafai, il clima
storico in cui egli operò e fu protagonista. Tra il
novero delle opere, spiccano tele note ma anche
sconosciute. Dopo aver creato la Scuola di Cavour,
con la compagna Antonietta Raphael, l’amico artista
Gino Bonichi (Raphael), e Roberto Longhi, egli
giunse fino al Neorealismo, per poi abbracciare
anche l’Informale. Tra i capolavori spiccano
tele quali “Lezioni di Piano”, “Modelli nello
studio”, il ciclo delle “Fantasie”, “Arte contro la
barbarie”, “La cometa”, “La tartaruga”. In una delle
sale viene proiettato il documentario dal titolo “Io
non sono un altro. L’arte di Mario Mafai”,
realizzato sulla base degli scritti, delle
testimonianze e dei documenti lasciati dall’artista.
"Ho vissuto la natura come la vivono gli uccelli.
Gli alberi, le case, le vie, gli insetti tutto era
bello, si trasformavano entro di me nel loro seme di
bellezza e di vita". Mario Mafai
(1902-1965) Una calma febbre di colori. |