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Finalmente i grandi protagonisti della storia romana a
Roma!
Il Chiostro del Bramante inaugura una stagione nella sua
ormai ben nota programmazione espositiva dedicandola,
appunto, a questo tema. E ad aprirla non poteva che
essere Giulio Cesare (ca. 100 – 44 a.C.), il primo
“dittatore”, artefice indiscusso della grandezza del
futuro impero romano di cui sarà principe, non a caso,
il figlio adottivo Ottaviano, primo “Cesare Augusto”.
Di Cesare le cronache abbondano di notizie, fin dai
tempi che lo videro affacciarsi sul palcoscenico
politico dell’Urbe e poi intrepido comandante
dell’esercito romano, con cui riportò clamorose vittorie
ed annessioni di nuovi territori che ingigantirono il
potere di Roma in area mediterranea.
Personaggio chiave del travagliato passaggio tra la
repubblica romana e l’impero, Cesare non fu mai
imperatore, ma pose le basi per la solida attuazione
dell’Impero.
Figura d’eccezione – letterato, storico, generale e
politico di straordinaria lungimiranza – iniziò già da
vivo a costruire il mito di se stesso.
Si presentò infatti come discendente di Venere, legato
quindi al mito originario della stessa città di Roma
risalente, secondo l’antica tradizione, allo stesso
Enea, figlio di Venere, che si vuole sbarcato sulle rive
tirreniche laziali al termine del suo lungo peregrinare,
esule da Troia, come narra l’Eneide virgiliana.
Questa trama leggendaria, magistralmente costruita da
Cesare, sarebbe stata ripresa e sviluppata dai suo
successori al comando dell’Impero, ed instancabilmente
elaborata fino ai tempi nostri.
Probabilmente, senza la fine tragica del suo assassinio,
che lo colse nel momento del massimo fulgore evitandogli
vecchiaia e decadenza, il mito di Cesare non si sarebbe
affermato con altrettanta forza.
La mostra intende partire dal personaggio Cesare e dal
suo più stretto contorno politico e culturale, toccando
i momenti forti della sua ascesa al potere: gli
alleati-avversari – come Crasso, Pompeo, Cicerone - , le
campagne militari che gli diedero gloria e ricchezza,
l’avventura egiziana e l’incontro con Cleopatra, regina
d’Egitto, l’ambiente culturale e artistico romano di
quegli anni; fino alla morte, avvenuta alle idi di marzo
del 44 a.C., alla successione al potere nelle mani del
giovane figlio adottivo Ottaviano e l’apoteosi.
La memoria e il “culto” di tale eccezionale figura non
si persero mai, neppure nei secoli di decadenza
dell’Impero e negli anni oscuri successivi alle
invasioni barbariche in Italia.
Fu però in età medievale, e particolarmente con
l’avverarsi del Sacro Romano Impero (inizi IX secolo),
che il mito del fondatore dell’impero riprese, tanto da
additarsi nella sfera sovrastante l’obelisco vaticano
l’urna cineraria del grande condottiero. Si trattò per
lo più di una ripresa del mito in senso
ideologico-politico, tesa a riaffermare i valori
unificanti del nuovo impero carolingio. All’arte spettò
il compito di illustrare tale recupero.
Specialmente a partire dal Duecento e poi dal Trecento,
il recupero dell’antico si afferma anche attraverso le
immagini dei grandi protagonisti della storia romana, e
Cesare è ovviamente tra questi.
In pieno Rinascimento i celebrati cicli ad affresco del
Mantegna o di Andrea del Sarto, dedicati al dittatore
romano, sono conforto e paragone per il nuovo principe e
il suo imperium.
Letteratura e musica celebrano i fasti di Roma come quelli
di Cesare, e basterà citare a mo’ di esempio il Jilius
Caesar di William Shakespeare.
Il mito di Cesare e il “Cesarismo” traversano i secoli e
paiono riacutizzarsi tra fine Settecento e Ottocento:
l’interesse per l’antico e per i suoi protagonisti
riesplode con forza nel secolo dell’Illuminismo e tra i
suoi protagonisti, e basterà citare l’eredità sfociata
poi nella figura e nel ruolo di Napoleone I. Mentre in
Italia, nel primo Novecento, il mito romano troverà
nell’ideologia fascista il luogo privilegiato per un
nuovo “ritorno”.
Sempre nel Novecento è anche e forse soprattutto il
cinema, settima arte, ad aver tenuto vivo il mito di
Cesare fino a noi; tanto che dall’epoca del muto ad
oggi, sono oltre cento le pellicole che lo vedono
diretto o indiretto protagonista. La produzione
cinematografica inerente Cesare può suddividersi
sinteticamente in tre periodi: gli anni Dieci del
Novecento, col suo cinema d’impianto teatrale; quella
degli anni Cinquanta e Sessanta, che popolarizza le
gesta di Cesare e degli antichi romani; infine gli anni
delle grandi produzione hollywoodiane a Cinecittà, la
via più breve per esportare oltre oceano il mito di
cesare e di Roma antica.
Tra gli attori che hanno dato il loro volto a quello di
Cesare, due hanno segnato nell’immaginario
cinematografico i suoi tratti e il suo carattere: LOUIS
CALHERN nel “Giulio Cesare” di Joseph L. Mankiewicz, del
1953, e Rex Harrison, Cesare in “Cleopatra”, dello
stesso regista, girato nel 1963.
La mostra riunisce per la prima volta documenti
archeologici di grande importanza e bellezza,
provenienti dai maggiori musei italiani e stranieri,
insieme plastici appositamente realizzati, a ricostruire
la Roma di Cesare. All’arte figurativa è affidata la
documentazione del mito di Cesare e del cesarismo
dall’età medievale al Rinascimento, da qui al
Neoclassicismo e oltre; fino ai primissimi decenni del
Novecento, quando il cinema, attraverso filmati d’epoca,
costumi di scena e scenografie, racconta il mito più
recente di Cesare.
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