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Antonio Canal detto Canaletto (1697-1768) rappresenta un caso
eccezionale nella cultura figurativa del Settecento.
Il suo genio pittorico profondamente radicato nella tradizione
veneziana eleva il vedutismo a una corrente di gusto
rappresentativa dell'illuminismo europeo, rivale e concorrente
di successo della pittura di storia e di figura che, fino al suo
arrivo, domina il panorama pittorico italiano.
L'idea della mostra - un'accurata scelta delle opere più
significative, una quarantina di dipinti e altrettanti disegni,
qualche album di stampe e di disegni - è quella di presentare e
approfondire gli aspetti più interessanti dello svolgimento
dello stile e del gusto di Canaletto, come del collezionismo
delle opere dell'artista, nel periodo centrale della sua
attività, con una particolare attenzione al rapporto con Roma.
38 dipinti e 36 disegni del vedutista veneziano del '700 Antonio
Canal. Opere provenienti dai maggiori musei del mondo, e alcune
delle quali mai esposte in Italia, che si riferiscono al periodo
centrale dell'attività dell'artista e al suo rapporto con Roma.
Una grande antologica, ideale prosecuzione della mostra
Canaletto prima maniera del 2001 a Venezia.
Approfondimenti..
E' dedicata alla memoria del Prof. Alessandro Bettagno, lo
studioso scomparso lo scorso ottobre cui era stato affidato il
progetto scientifico della mostra, "Canaletto. Il trionfo della
veduta", ospitata a Palazzo Giustiniani - sede del Presidente
del Senato - dal 12 marzo al 19 giugno 2005.
Promossa dal Senato della Repubblica, con il sostegno della
Compagnia di San Paolo e della Fondazione di Venezia,
l'esposizione apre di nuovo al pubblico lo storico palazzo
romano dopo la grande mostra "Caravaggio e i Giustiniani", qui
ospitata nel 2001.
Curata da Bozena Anna Kowalczyk, collaboratrice di Bettagno, la
mostra presenta 31 dipinti e 33 disegni di Giovanni Antonio
Canal, detto Canaletto (1697-1768), affiancati da opere dei suoi
allievi e seguaci Bernardo Bellotto, Michele Marieschi e
Francesco Guardi.
Tra le opere di Canaletto in mostra, 12 dipinti provengono da
collezioni private, in particolare inglesi, mentre gli altri
capolavori sono prestati da gallerie e musei internazionali, tra
cui la National Gallery di Washington, il Nelson-Atkins Museum
of Art di Kansas City, l'Art Gallery of New South Wales di
Sydney, il Musée des Beaux Arts di Montreal, la National Gallery
of Canada di Ottawa, il Louvre di Parigi, la National Gallery of
Scotland di Edimburgo, la National Gallery di Londra, la Royal
Collection, la Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda.
La scelta di Roma come luogo espositivo della mostra ha una sua
ragione: proprio qui infatti, come ha spiegato la Kowalczyk,
ebbe origine lo spirito europeo del vedutismo canalettiano, che
costituisce l'idea guida della rassegna. La città eterna fu
visitata da Canaletto insieme al padre scenografo tra il 1718 e
il 1720 e costituì una tappa fondamentale per la formazione
dell'artista, che dopo il soggiorno romano decise di lasciare il
teatro per dedicarsi totalmente alla pittura: lo dimostrano i
due "capricci" con rovine romane che aprono il percorso
espositivo, due dipinti di oltre tre metri di larghezza
realizzati nel 1723 al ritorno da Roma.
Dal momento che alla prima maniera di Canaletto è già stata
dedicata una mostra a Venezia nel 2001, curata dagli stessi
Bettagno e Kowalczyk, l'esposizione di Palazzo Giustiniani si
concentra sulla piena maturità dell'artista, cioè il ventennio
precedente la partenza per Londra nel 1746, all'apice del
successo: è possibile così seguire il passaggio dalla pittura
barocca del "Canaletto veneziano" al vedutismo di spirito
illuminista e di gusto internazionale, con quel "tocco di
poesia", spiega la Kowalczyk, che riesce comunque a rendere non
"topografica" la veduta: i dipinti di Canaletto, prosegue la
curatrice, danno l'illusione della verità topografica, ma in
realtà sono costruzioni intellettuali, "vedute" come le voleva
vedere l'artista in quel preciso momento della sua carriera.
Dai dipinti caratterizzati da un cromatismo drammatico e
contrastato, intorno alla metà degli anni Venti il pittore passa
gradualmente ad una luminosità diffusa e ad una cura dei
particolari sempre più rigorosa, con l'inserto di numerosi brani
di vita quotidiana, come mostrano la veduta del Campo Santi
Giovanni e Paolo, della Gemaldegalerie di Dresda, o Il Doge
visita la chiesa e la Scuola di San Rocco, della National
Gallery di Londra, che rappresenta la cerimonia ripetuta ogni
anno il 16 agosto dalle massime autorità veneziane a ricordo
della fine della peste del 1576.
Notevole il successo riscosso da Canaletto presso i
collezionisti stranieri, in particolare inglesi, tra cui il
console inglese Joseph Smith, il duca di Leeds Thomas Osborne,
il conte di Carlisle Henry Howard, il duca di Northumberland
Hugh Smithson, che costituiranno un solido ponte per il
trasferimento del pittore in Inghilterra, dove soggiorna (a
parte due brevi rientri in patria) tra il 1746 e il 1755.
Appartenevano a Henry Howard le vedute provenienti dalla
National Gallery of Art di Washington, raffiguranti Piazza San
Marco verso sud-est, con la Basilica e il Palazzo Ducale, e
l'Ingresso al Canal Grande dal lato occidentale del molo,
mirabili esempi della produzione matura del pittore.
In alcuni casi la mostra riunisce pendant oggi conservati in
musei e collezioni diverse, come Venezia: Piazza San Marco verso
nord, con la Torre dell'Orologio (Kansas City) e Venezia:
ingresso al Canal Grande con la Dogana e la Basilica della
Salute (Milano, FAI), Palazzo Ducale con la Scala dei Giganti
(collezione privata) e l'Interno della Basilica di San Marco
(Montreal, Musée des Beaux Arts), mentre il Canal Grande verso
est dal campo San Vio, da Edimburgo, viene presentato per la
prima volta con l'attribuzione all'artista.
Tra le opere dei contemporanei e seguaci, la Veduta del Foro
romano della National Gallery of Victoria di Melbourne, ora
attribuita a Bellotto, era considerata opera di Canaletto, al
pari della Veduta del Bacino di San Marco di Michiele Marieschi
della collezione di Lord Malmesbury, mai esposta al pubblico;
Campo Santi Giovanni e Paolo di Francesco Guardi è stato invece
scelto per l'impostazione canalettiana della composizione.
All'interno del percorso alcune sezioni sono dedicate ai disegni
di Canaletto, abbozzi documentari o schizzi preparatori
(compresi i fogli portati da Roma), un vasto repertorio
utilizzato dall'artista nell'arco di tutta la sua carriera.
Completano la mostra due album: la raccolta delle prime
impressioni delle acqueforti di Canaletto, prestato dal
Kupferstichkabinett di Berlino, e i disegni di Antonio Visentini
ripresi da opere di Canaletto, preparatori per le incisioni del
Prospectus Magni Canalis Venetiarum che costituì un fondamentale
strumento di divulgazione delle vedute del maestro veneziano.
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