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Il nuovo Botero
A Roma, a Palazzo Venezia, una grande antologica racconta gli
ultimi quindici anni di attività del colombiano Botero, e
presenta in prima mondiale 50 opere dedicate agli orrori di Abu
Ghraib.
Botero torna a Roma, dopo un lungo intervallo, con una grande
mostra: "Fernando Botero. Gli ultimi 15 anni".
Fino
al 25 settembre si possono ammirare, nelle sale di Palazzo
Venezia, 170 opere del colombiano: dipinti, disegni e
sculture, tutti mai esposti in precedenza a Roma, che
compongono un panorama esauriente della poetica boteriana.
Un artista, come è noto, dal linguaggio autonomo e personale,
la cui fonte primaria di ispirazione è stata – come dichiarato
da lui stesso – la pittura fiorentina e soprattutto Giotto,
Masaccio e Michelangelo, studiati in Italia in gioventù.
Le
celebri figure dilatate, dunque, derivano proprio
dall'esaltazione del volume già espressa da quei maestri
italiani.
Presente in
questa mostra romana, in prima mondiale, un ciclo che nella
volontà dell'artista è destinato a girare il mondo: 50 opere
dedicate all'orrore di Abu Ghraib.
Le
grandi tele e i disegni mostrano prigionieri legati,
imbavagliati e bastonati: in questo caso il pittore si è detto
ispirato agli articoli del New Yorker, ma il tema della
violenza è già stato presente nelle opere di Botero, attento
osservatore delle drammatiche vicende del suo paese negli anni
Novanta.
Accanto al nuovo ciclo di Abu Ghraib, i classici di Botero
ovvero le donne, i ritratti, i paesaggi e quell'assieme di
ironia e tenerezza che lo hanno reso celebre e inconfondibile.
Un
raro caso, oggi, di un grande artista che consente un
approccio immediato e condiviso, come i grandi del passato cui
si ispira.
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