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Augusto. La visione di una nuova era
Da ottobre 2013 a  gennaio 2014 - Scuderie del Quirinale, Roma


La mostra Augusto. La visione di una nuova era cade in occasione della ricorrenza del bimillenario della sua morte: Augusto si spense, anziano, a Nola il 19 Agosto del 14 d.C. In quel frangente, erano al suo fianco la moglie Livia e il figlio di lei, Tiberio, nelle cui mani nelle ore successive sarebbe passato l'Impero.

Mostra ideata da Eugenio La Rocca a cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce In associazione con i Musei Capitolini di Roma, il Musée du Louvre e il Grand Palais di Parigi La mostra Augusto.

La visione di una nuova era cade in occasione della ricorrenza del bimillenario della sua morte: Augusto si spense, anziano, a Nola il 19 Agosto del 14 d.C. In quel frangente, erano al suo fianco la moglie Livia e il figlio di lei, Tiberio, nelle cui mani nelle ore successive sarebbe passato l'Impero. Egli fu un personaggio eccezionale, che non a torto fu considerato in tutto e per tutto simile a un dio. Infatti, senza dubbio, nessuno sortì più successi di lui in guerra, o fu più misurato nei periodi di pace. Così si esprime, a distanza di molti secoli, lo scrittore Eutropio nel suo Breviarium.

E fu proprio un difficile equilibrio nei rapporti con il Senato e con la vecchia tradizione repubblicana ormai esanime, unito ad un eccezionale carisma e un consumato senso dell'opportunità politica, a farne uno dei personaggi più straordinari del mondo antico e rendere la sua figura ancora di grande attualità.

La personalità di un sovrano di pace, celebrata nella quarta Ecloga di Virgilio e nel Carme Secolare di Orazio come iniziatore di una nuova era, giungeva ad inaugurare un nuovo mondo dopo oltre un centinaio di anni di scontri sanguinosi e di lotte politiche senza esclusione di colpi: ben si comprende allora come a dominare la scena fossero introdotti concetti come pax, felicitas temporum, pietas: I rilievi Grimani, attraverso l'immagine idilliaca e il riferimento alla maternità, sono un esempio tipico di questo clima di prosperità. Si tratta di lastre di marmo bianco a grana fine, pertinenti originariamente la decorazione di una fontana, in cui sono raffigurate femmine di animali (cinghiali, leoni, pecore) nell'atto di allattare i loro cuccioli. Il suo principato, durato oltre quaranta anni, fu il più lungo che la Storia di Roma avrebbe mai ricordato.

Eppure il giovanissimo Ottaviano non sembrava distinguersi in qualità rispetto ai più consumati consoli della tarda Repubblica: anzi, come ricorderà Cicerone, Antonio lo definiva in quegli anni Il ragazzo che deve tutto al suo nome. E davvero, negli anni immediatamente successivi all'assassinio di Cesare, la discendenza da parte di madre dalla famiglia giulia fu il suo unico asso nella manica. Eppure, il giovane era dotato di una complessa personalità, capace di trasformarlo da capo di un partito della guerra civile, duro e deciso, in un principe pieno di riserbo e ritroso, rispettoso della tradizione e restauratore della morale tradizionale.

Lo stesso epiteto di Augustus, conferitogli dal Senato nel 27 a.C. e derivato dal verbo augere (accrescere), fu una scelta di comunicazione geniale, capace di innalzarlo al di sopra di tutti gli altri uomini, e nel frattempo di legare la sua missione al bene della res publica e al servizio della patria.

La sua stessa immagine pubblica muta profondamente nel corso dei decenni: uomo di azione rapida e fulminea, condottiero alla maniera dei sovrani ellenistici, in nudità eroica alla maniera greca, poi composto pater patriae e sacerdote massimo.

 

 Fonte: http://www.romeguide.it/mostre/augusto/augustoscuderie.html


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