Il Palazzo delle Esposizioni ospiterà, a 25 anni di distanza dalla retrospettiva di Torino, un'esaustiva esposizione dedicata all'artista americano.
Concepito con uno sguardo sull'intera carriera artistica di Calder, il progetto, realizzato insieme con MondoMostre, non ha precedenti per forma e dimensioni. Piuttosto che presentare il corpus delle opere secondo il consueto ordinamento cronologico, la rassegna romana sarà infatti articolata in una serie di "mini esposizioni", ognuna delle quali incentrata su un aspetto della variegata opera dell'artista.
La Calder Foundation metterà a disposizione l'intera collezione, composta da più di mille opere (dai primi dipinti a olio, ai gioielli, alle sculture di grandi dimensioni) tra le quali verrano selezionate le più significative e che saranno integrate con importanti prestiti dai più grandi musei del mondo, quali il Guggenheim, il Moma, il Whitney, la National Gallery di Washington, illustreranno un'esperienza creativa che ha rivoluzionato per sempre al storia dell'arte, anticipando la performance art di oltre quarant'anni e dando vita, con la prima scultura cinetica, a un genere completamente nuovo.
Il primo mobile di Calder fu realizzato nel 1931 dopo l'incontro con Mondrian di cui l'artista americano visitò lo studio. La forma irregolare dello studio di Mondrian, decorato con severe forme geometriche simili a quelle dei suoi dipinti, esercita su Calder un fascino enorme, suggerendogli l'idea della prima scultura cinetica. Calder prese le forme di Mondrian e le tirò fuori dal quadro, le scolpì e costruì un sistema di ingranaggi a motore, mettendo così in movimento l'arte astratta una volta per sempre.
Oltre agli hanging mobile (sculture cinetiche sospese) e agli standing mobile (sculture cinetiche a terra), la mostra ospiterà stabile (opere non cinetiche), sculture monumentali, opere su carta e di gioielleria.
Per la prima volta la città di Roma dedica un'importante mostra, organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo, al noto artista americano nato a Lawnton in Pennsylvania nel 1898 e deceduto a New York nel 1976, autore dei Mobile, icone tra le più celebri della modernità. Esuberanza, allegria, vigore, umorismo inteso come forza vitale, questi i tratti assegnati a Calder da James J. Sweeney nel catalogo della retrospettiva al Museum of Modern Art di New nel 1943, la mostra che consacrò l'artista tra i principali interpreti del suo tempo. Dopo una laurea in ingegneria, il diploma all'Art Students League di New York e una protratta immersione nell'avanguardia parigina durante gli anni venti, nel decennio successivo Calder realizzò i suoi primi Mobile, cui fu Marcel Duchamp a dare il nome. In queste sculture, destinate ad un'enorme popolarità, l'artista armonizzò forma, colore e movimento in un insieme essenziale, concepito dallo stesso Calder come un "universo", dove "ogni elemento può muoversi, spostarsi, oscillare avanti e indietro in un rapporto mutevole con ciascuno degli altri elementi".
Al Palazzo delle Esposizioni saranno esposte oltre cento opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private e dalla Fondazione Calder, articolate in un itinerario cronologico mirato a indagare l'intero percorso creativo dell'artista a partire dagli anni venti. Sarà in mostra una cospicua selezione dei suoi lavori più importanti, comprese alcune delle sculture esposte nella mostra al Museum of Modern Art nel 1943.
Saranno, inoltre, presentati anche aspetti meno noti del suo lavoro, con gruppi di opere raramente visibili dal grande pubblico.
Apriranno il percorso espositivo le sculture in filo di ferro (Wire Sculpture) di acrobati, animali e ritratti, realizzate soprattutto negli anni venti a Parigi, in alcune delle quali per la prima volta è contemplato il movimento in una dimensione di gioco e di divertita ironia. Una serie meno nota di piccoli bronzi del 1930 con figure di contorsionisti e acrobati, permetterà di osservare come l'artista abbia declinato l'idea di movimento tramite la sperimentazione di tecniche diverse.
L'adesione di Calder all'astrattismo, avvenuta dopo la visita allo studio parigino di Mondrian, sarà documentata da un'importante selezione di opere. Attraverso alcuni capolavori realizzati intorno alla metà degli anni trenta, si potrà seguire l'interesse di Calder per le forme biomorfiche e la sua vena surrealista.
Tra le altre: Gibraltar (Gibilterra), Tightrope (Corda del funambolo), Yellow Panel (Pannello giallo), Orange Panel (Pannello arancione), tutte del 1936. Focus della mostra saranno i Mobile che l'artista ha realizzato durante l'intero arco della sua attività, lavorando artigianalmente le lastre di metallo di fattura industriale. Una selezione degli esemplari più rappresentativi risalenti a periodi diversi si snoderà lungo tutto il percorso della mostra: Arc of Petals (Arco di petali) del 1941, Cascading Flowers (Fiori cascanti) del 1949, Le 31 Janvier (Il 31 gennaio) del 1950, The Y (La Y) del 1960. Ugualmente, sarà esposta una significativa selezione di Stabile, le sculture da terra così nominate da Hans Arp. Da quelle risalenti alla seconda metà degli anni trenta, come Black Beast (Bestia nera) o Hollow Egg (Guscio d'uovo) del 1939, sino alle più recenti Cactus del 1959 o La Grande Vitesse (La grande velocità) del 1969. La pittura, che l'autore ha espresso soprattutto attraverso il mezzo agile e dinamico della gouache su carta, sarà ugualmente documentata nel suo sviluppo cronologico.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Motta, con testi di Alexander S. C. Rower e di Giovanni Carandente e un'ampia antologia di testi dell'artista e di altri autori, molti dei quali compariranno per la prima volta in traduzione italiana.
Dal 23 ottobre 2009 al 14 febbraio 2010, Alexander Calder sarà il protagonista, per la prima volta a Roma, di un’ampia mostra monografica a Palazzo delle Esposizioni.
I suoi famosissimi mobile e stabile, le sue sculture realizzate con filo di ferro, i bronzi, le gouache, i disegni e i dipinti ad olio, saranno esposti in una rassegna che ricostruirà le tappe fondamentali del suo percorso artistico, curata da Alexander S.C. Rower, presidente della Fondazione Calder di New York. La mostra è realizzata con Terra Foundation for American Art e grazie al sostegno di BNL e Lottomatica
“Perché l’arte deve essere statica? Se osservi un’opera astratta, che sia una scultura o un quadro, vedi un’intrigante composizione di piani, sfere e nuclei che non hanno senso. Sarebbe perfetto, ma è pur sempre arte statica. Il passo successivo nella scultura è il movimento”, questa dichiarazione di Alexander Calder apparsa in una intervista sul “New York World Telegram” nel 1932, accompagnava la nascita dei suoi mobile, la più rilevante innovazione espressiva della modernità. Sculture destinate a essere investite da una enorme popolarità, nelle quali l’artista armonizzò forma, colore e un movimento reale, concependo l’insieme come un “universo”, nel quale “ogni elemento può muoversi, spostarsi oscillare avanti e indietro in un rapporto mutevole con ciascuno degli altri elementi”.
Figlio d’arte, secondogenito di uno scultore e di una pittrice, Alexander Calder (Lawton, Filadelfia 1898- New York 1976), a soli otto anni, si dilettava a creare giocattoli e gioielli lasciando affiorare il genio creativo che, passando attraverso una laureare in ingegneria, lo portò ad essere riconosciuto come uno dei più innovativi artisti del XX secolo.
La retrospettiva del Palazzo delle Esposizioni documenterà il suo intero percorso creativo, attraverso un repertorio dei suoi lavori più importanti accanto ai quali saranno esposti alcuni sviluppi della sua ricerca meno noti al grande pubblico.
Il percorso si snoderà dagli inizi figurativi, con olii, gouaches e wire sculptures (sculture costruite con il fil di ferro), ai bronzi degli anni Trenta, sino alla scoperta dell’arte astratta e alla invenzione dei mobile e degli stabile.
Gli inizi, segnati dai lungi soggiorni a Parigi e dalla nascita di salde amicizie con Léger, Duchamp, Miró, Mondrian e con altri esponenti dell’avanguardia artistica, saranno ripercorsi attraverso capolavori come Romulus and Remus dal Whintey Museum (e la cui presenza a Roma provocherà un felice cortocircuito), Hercules and Lion, Circus Scene, tutte sculture realizzate con il filo di ferro, in alcune delle quali l’artista ha sperimentato le prime forme di movimento in una dimensione di gioco e di divertita ironia.
Raramente visibile al grande pubblico è il gruppo di piccoli bronzi che Calder realizzò a Parigi intorno al 1930, figure di acrobati o contorsionisti ricavate modellando originarie forme in gesso, che
documenteranno la sperimentazione di tecniche diverse e i differenti modi nei quali l’artista ha declinato l’idea di movimento.
La celebre scultura Croisière del 1931, insieme ad altre dello stesso periodo, documenteranno la sua adesione all’astrattismo, avvenuta dopo la visita allo studio parigino di Mondrian nell’ottobre del 1930. Si tratta di un importante corpus di opere cui Duchamp diede il nome di mobile e in alcune delle quali, per la prima volta, il movimento è impresso da fattori contingenti o atmosferici.
Alcuni capolavori realizzati intorno alla metà degli anni trenta testimonieranno la sua vena surrealista, come Gibraltar del MoMA di New York e la scultura intitolata Tightrope proveniente dalla Fondazione Calder ed esposta nelle principali mostre dedicate all’artista a partire dagli anni uaranta.
Le grandi attrazioni della mostra romana saranno alcuni dei suoi più celebri mobile, da Untitled del 1933, uno dei primi esemplari di mobile, a 13 Spines del 1940, conservato ora al Museum Ludwig di Colonia, Roxbury Flurry del 1946 e Big Red del 1959 del Whitney Museum di New York, Cascading Flowers del 1949 della National Gallery of Art di Washington, Le 31 Janvier del 1950 del Pompidou di Parigi, The Y del 1960 proveniente dalla collezione Menil di Houston. Sarà esposto, inoltre, il mobile monumentale (il suo diametro supera gli otto metri) permanentemente collocato all’interno dell’aeroporto di Pittsburgh ed eccezionalmente concesso in prestito per la mostra al Palazzo delle Esposizioni.
L’invenzione del mobile fu solo uno dei suoi innovativi traguardi. Negli anni trenta ha realizzato i primi stabile, sculture statiche chiamate così da Jean Arp, a sottolineare la loro caratteristica di essere opere non cinetiche “cui bisogna camminarvi intorno o passarci in mezzo”, al contrario del mobile che “danza di fronte a te”. Sculture spesso colorate e pervase di una forte carica di vitalità, astrazioni geometriche anche monumentali come La Grande vitesse, Sabot o Spiny, tutte presenti in mostra.
Fusione dei suoi due modi principali d’interpretare la scultura sono gli standing mobile. Sculture in movimento non più sospese nell’aria, ma ancorate a terra, come Little Spider dalla National Gallery di Washington, The Spider dal Raymond Nasher Sculpture Center di Dallas o Pomegranate dal Whitney Museum di New York.
Saranno esposte, inoltre, le celebri Constellations, tutte datate 1943 nelle quali le traiettorie segnate dai fili metallici collegano piccoli elementi di legno dipinto o di ceramica creando un sistema che ricorda, come accade spesso nelle opere dell’artista, un fenomeno celeste o una cosmogonia. Saranno presenti in mostra anche alcune delle opere conosciute con il titolo di Tower risalenti al 1951, tra le quali Bifurcated Tower del Whitney Museum di New York e una selezione dei modelli in bronzo realizzati dall’artista nel 1944.
La grandezza dell’opera di Calder nell’aver introdotto una nuova nozione di scultura, basata sull’idea di movimento, di spazio aperto e di trasparenza, ha trovato una ennesima, eccezionale espressione negli stabile monumentali. Opere con le quali Calder ha rinnovato il concetto di scultura “pubblica”, realizzando sculture di grandi dimensioni perfettamente integrate agli ambienti per cui sono state pensate.
In mostra saranno esposte le maquette di alcune di queste sculture monumentali, che hanno riscosso così tanto successo al punto da diventate emblemi di prestigio in molte città del mondo.
Tra le altre il modello del Teodelapio di Spoleto conservato al MoMA di New York e le maquette di Jerusalem e Man.
Al secondo piano del Palazzo delle Esposizioni sarà esposta una nutrita selezione delle fotografie di Ugo Mulas su Calder scattate tra l’Europa e gli Stati Uniti nei lunghi anni della loro amicizia. Sarà inoltre allestita una retrospettiva dei film di autori diversi dedicati all’artista americano.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Federico Motta Editore.
© MondoMostre
Fonte:
www.romeguide.it
|